sabato 12 aprile 2014

15 Un frate poco fedele

15 Un frate poco fedele
Anche quest'anno si celebra la giornata delle anime consacrate. Temo però che tanta gente non si perderà a contemplare ammirata tanta santità, generosità e fedeltà, impegnata come è a sentire le ultime, poco edificanti (dis)avventure di p. Fedele Bisceglia, il frate di Potenza messo in prigione con una denuncia pesante e circostanziata di una suora.
I giornali e la televisione buttano fuori ogni giorno, come un rubinetto che spande, pezzi dalle telefonate indecenti che p. Fedele faceva a ogni ora dal giorno e della notte, a ogni genere di donne e adoperando ogni genere di vocaboli. Non potendo negare le intercettazioni, l'ha messa in burla e, in una sua memoria, ha scritto di essere perseguitato come Gesù Cristo e di meritare di essere fatto santo. Per dire il fegato del personaggio.
Che p. Fedele, dei Minori di S. Francesco di Paola, abbia fegato da vendere, lo dimostra tutta la sua carriera. Laureato in filosofia, teologia e medicina, è riuscito a creare un impero miliardario, fatto di chiese, scuole, strutture sanitarie, dove si mettono assieme persone di ogni fatta e più sono strambi e più sono adatti. La “perla” di p. Fedele è una pornostar convertita ed esibita come preda di Gesù Cristo in un disordine di trasmissioni televisive, dove il frate mostrava tutta la sua scaltrezza, arroganza e mancanza di misura. Di fatto la gente più seria rideva. Questa conversione spettacolare avrebbe dovuto diventare vocazione alla clausura in un convento dell' Aspromonte. Le cronache dicono che conduce vita notturna sui palchi di mezza Italia, con lo stesso mestiere di prima e con la pubblicità del frate.
Fra una corsa in Africa e una trasmissione, p. Fedele riesce anche a seguire la squadra di calcio del Potenza, come vicepresidente e come capo degli ultras. Un giocatore è scappato gridando che era inseguito da un matto vestito da frate. In realtà era proprio il frate che faceva il matto.
Non è il caso di proseguire con questa tragicommedia. Come per tutti, si vuole sperare che la giustizia si sbrighi a fare chiarezza e a dare serenità o alla suora o al frate, ma soprattutto alla gente della città e a tanti cristiani disorientati e nauseati. Ma dobbiamo chiederci come è che la cosa è giunta a quegli eccessi, perché nessun non ha avuto il cuore e l’onestà di fermarlo, di aiutarlo a stare nel suo posto, a onorare la sua tonaca e la sua regola. Noi preti ci chiamiamo “secolari” perché viviamo nel “secolo” o mondo, e abbiamo un vescovo che ci tiene d'occhio nel ben e nel male. I frati si chiamano “regolari” perché hanno la regola che impone loro, più dei preti, una vita riservata, spirituale, comunitaria. Possibile che nessun superiore gli abbia mai domandato da dove arrivava tutta quella pioggia di soldi, che non gli sia venuto lo scrupolo che il posto del frate non era negli studi televisivi o nelle curve degli esaltati, che non poteva un uomo normale correre in giro giorno e notte, in Italia e per il globo, senza compromettere la dimensione spirituale dalle sue giornate? Adesso è troppo tardi mettersi a gridare al tradimento e allo scandalo, dopo anni e anni di quella vita scatenata. O gli andava bene tutto quel giro di soldi e di gente e tutta quella popolarità?
Si sa che le regole religiose sono state scritte in un tempo passato e lontano e che bisogna armonizzarle alla vita di oggi. Si cambia ciò che è bene e giusto cambiare, ciò che non tocca la sostanza della vita consacrata. Ma lo spirito deve restare identico. Sembra invece che si tenga duro sulle cose esteriori, come la tonaca, il cordino eccetera, e si molli su tutto il resto, ben più importante. Confondere poi la modernità con la stupidità e la trasgressione è un cosa troppo orrenda per crederla.

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