sabato 29 gennaio 2011

Introduzione


Introduzione


Esiste il caso?
Se esiste, questo libro dovrebbe essere suo figlio. Difatti è nato da una combinazione che adesso vedo provvidenziale.
Avevo il collo gonfio per le scelte ecclesiatiche e culturali de “La Vita Cattolica”. La colpa, o buona parte della colpa, l’aveva a mio avviso, il direttore don Duilio Corgnali. Per non scoppiare, gli ho scritto una lettera, delle più crude. E lui, con un atto veramente intelligente e indovinato, invece di sgridarmi mi ha detto: “ Perché non potremmo trovarci a ragionare assieme?” gli ho risposto con un proverbio che avevo sentito in Carnia: “Si può andare a pranzo anche con il diavolo, basta avere una forchetta abbastanza lunga.”
E il pranzo è diventato uno scambio interessante e franco di idee sul Friuli e sulla Chiesa. Soprattutto sulla Chiesa che non doveva essere la depositaria di una verità astratta e ideologica, ma che doveva sedersi accantoi all’uomo, con i suoi dubbi e le sue ricerche affannose, anche se non sempre teologiche, di un perché. In più la Chiesa strutturale non doveva avere troppe sicurezze su ciò di cui non si è mai sicuri, essendo che la fede è un lumicino e non un sole e Dio non l’ha visto nessuno. È già tanto se riusciamo a trovare la sua orma, anche nella nostra terra e anche in questa nostra epoca. Con libertà e umiltà, con la possibilità di andare a cercarlo fuori dalle istituzioni e dal tempio.
“Perché non potresti buttare giù queste idee su “La Vita Cattolica”? mi chiese galeotto, don Duilio. Potevorifiutare? Era giusto dire no dopo che mi aveva offerto l’occasione? Un’occasione buona per il giornale, di avere una voce alternativa, ma buona anche per me, per far giungere le mie idee a tanta gente. E una scommessa, dal momento che è più facile protestare che fare..
Abbiamo stipulato una sorte di accordo: lui non doveva venire a correggermi i miei compiti e io non dovevo attaccare le persone e le ortodossie. E così, dal 11 dicembre 1993, ogni settimana, è nato un pezzo riguardo gli svariati temi della vita dal punto di vista religioso. Che sono riportati in questo libricino. Se il testo qui riportato è leggermente più ampio, significa che qualche anima timorata ha messo il suo santo zampino. Ma non me la prendo. Comprendo che un giiornale diocesano ha esigenze diverse da un altro. Anch’io non parlo in canonica come faccio in chiesa ma non per questo mi ritengo bugiardo.
Non sono così stupida do non comprendere che nella vita è neccessaria anche una regola, un’istituzione, una struttura. Spero di morire prima di accettare che la regola, l’istituzione, la struttura sia l’unica o la più greande “ragione”. Soprattutto nella Chiesa.
Questa la “genesi” del libro. Il contenuto ognuno lo penserà per proprio conto. Ho cercato di non dare una risposta al grande problema del vivere ma una chiave di lettura, un’indicazione per un sentiero che ognuno dovrà percorrere con umiltà, libertà e fatica per trovare le impronte di Dio e del suo passaggio misterioso. Se mi è permesso un consiglio, va letto lentamente, riga dopo riga, parola dopo parola. E riletto. Un libro che dice tutto alla prima lettura, magari velocemente, è un libro abbastanza povero e supoerficiale.
Dedico queste povere pagine a quel bambino cieco che andava cercando il capezzolo di sua madre. Non lo cercava perché lo vedeva, ma perché non poteva vivere senza latte. E a tutti quelli che non vedono Dio e non sentono alcuna sua presenza consolatoria. Ma vanno avanti lo stesso, spinandosi e sanguinando tra i rovi della vita, dal momento che non si può vivere senza fede. Fede intesa come forza, come ricerca, come istinto di vita.

Nessun commento:

Posta un commento