22 La bellezza
della bontà
Pagine come quelle del “buon
pastore” non si possono archiviare velocemente, ma si devono sondare a fondo,
come quando si cerca la vena dell’acqua di pozzo.
E rileggendole, ho notato
che il greco, per dire “buono”, adopera la parola “bello”. Ovvero “il bello
pastore”. Il vocabolario riporta più significati: bello, godibile, piacente,
grazioso, splendido, magnifico, nobile, glorioso, carino, delicato. E buono.
Dove bello e buono si richiamano e si completano e si incrociano, come quando
in teologia ci parlavano di Dio e della sua unità, verità, bontà e bellezza.
Bello perché buono; dall’ estetica all’etica.
Peraltro può un pastore non
essere bello? E un mercenario e un ladro non essere brutti? Una madre, un
figlio, un amico, un santo saranno sempre belli, anche se fisicamente non sono
indici e se il tempo ha lasciato le sue ferite. Ma sono ferite gloriose e
benedette, come quelle di Cristo risorto. Le ferite dell’ amore e del dolore,
sono sempre belle.
I calli nelle mani di un
padre, le rughe sul volto di una nonna, i capelli di una persona che si è
sacrificata per noi saranno sempre più belli della pelle più liscia e della
capigliatura più platinata di una persone che e ha pensato solo per sè. Questo
se si vuole guardare in profondità, cosa che oggi si è portati a non fare.
Perché impera la tirannia della bellezza esteriore, corporale, di facciata, che
costa un patrimonio e non giova a nessuno.
Sento dire di donne e uomini
che rischiano il portafoglio e la vita stessa per raddrizzare il naso, tirare
le rughe, eliminare il grasso, gonfiare i pettorali, trapiantare i capelli fare
sparire i peli. E si passa ore e ore nelle palestre, con la ginnastica, con le creme.
E più si è preoccupati di salvare la bellezza esteriore e più si invecchia
l’anima e si asciuga la vena dell' intelligenza, della fantasia. E il cuore
piange.
Il vangelo ci dà una sua
cura di bellezza quando parla degli occhi. dice che l'occhio è la luce dal
corpo (Mt 6,22), lo specchio dell’anima, la finestra che l’anima e guarda il
mondo e il mondo guarda l’anima. Io ho sempre misurato la bellezza di una
persone dalla luce dei suoi occhi, che
illuminano tutto. Se dovessi dare un consiglio di estetica, direi di
tenere belli e luminosi gli occhi. E questo non si può farlo dal di fuori ma
dal di dentro, Partendo dall’anima.
Per cui, io consiglierei di
estirpare prima i vizi e dopo i peli, di rinfrescare l’anima e la mente con la
meditazione e la lettura e dopo la pelle con le creme, di tirare le rughe
dell’anima e solo dopo quelle del volto. Che si potrebbero benissimo lasciare. prima di tutto
perché è giusto che ogni età della vita
abbia i suoi colori e poi perché uno che è contento dentro riesce a essere
bello anche fuori.
Una bellezza che parte dalla
bontà, non una bellezza superficiale, fredda, per nascondere un cuore freddo e
vuoto. Le api vengono attratte dalla bellezza dei fiori per poter godere e
aspirare la loro bontà. Così la bellezza esteriore va bene solo se è
accompagnata o ci porta alla bellezza interiore. Che è quella che dura di più,
anzi per sempre, e che ci piace di più.
Quanta gente bella che ho
conosciuto nella mia vita! Di ogni età e di ogni condizione. Occhi che sapevano
di cielo e cuori che comunicavano calore e vita. Quando si parla di una
“casaccia” o di un “paesaccio”, non ci si riferisce all' estetica ma alla
bontà. I bambini questo lo capiscono per istinto. Difatti, se tu gli fai un
dispetto, non ti dicono “cattivo” ma “brutto”. perché la cattiveria è brutta.
Come il peccato.