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Il sentiero
“è
un lanternino per il mio piede la tua parola, un lume per il mio sentiero” (Sal
119,105). Anche il buon pastore ci conduce
“per i sentieri della giustizia” (23,3). Eppure i miei fedeli di
Basagliapenta di ogni età, e tanto più quelli di Udine, non sanno cos'è un troi.
Ma non sanno neanche cosa significhi se detto in italiano, “sentiero”, perché
non hanno fatto l'esperienza del sentiero.
La
modernità, con i suoi ritmi e con le sue esigenze sempre più ricattatrici,
conosce solo la strada. Poco le stradine di campagna, tanto la strada
“normale”, quella larga che si deve allargare sempre più, che passa attraverso
i paesi e le città. Per non parlare delle autostrade, dove il primo
comandamento è quello di pigiare
l’acceleratore e correre.
Invece
in Carnia e nelle zone di montagna, per la loro struttura morfologica e per le
esigenze dell' economia agricola, tutti sanno cos'è un sentiero, la sua funzione, il suo valore,
l’importanza di tenerlo sempre aperto e pulito dai rovi e dagli sterpi e la
tragedia di perderlo, di andare fuori di sentiero.
Vediamo
se possiamo capire l’importanza del sentiero biblico partendo dai nostri
sentieri.
Il
sentiero è stretto, come la strada che
conduce alla vita. “parecchio stretta è la porta che conduce alla vita; e
pochi sono quelli che le trovano” (Mt
7,26). Che ci sia più gente lungo l' autostrada che non per un sentiero di
montagna non è una conseguenza del consumismo. E' un fatto “fisiologico” della
storia degli uomini.
Lungo
il sentiero si va a piedi e uno alla volta. Questo rende l' idea della fatica dell' andare avanti e
della solitudine esistenziale di ogni uomo. La vita non regala niente e ognuno
deve trovarsi fuori la sua strada. Solo così può e deve aiutare gli altri.
Il
sentiero serve per arrivare fino alla cima della montagna. E la montagna, nella
Bibbia e nella vita, ha mille significati: la fatica del proseguire
dell'arrivare in vetta, la necessità di distaccarsi dalla banalità e di
guardare le cose dall' alto, nella loro globalità e relatività.
Il
sentiero serve anche per arrivare a districarsi in un bosco. E la vita di oggi,
così complessa e complicata, non è forse un grande bosco che si deve
attraversare per arrivare nello spiazzo e nella luce della libertà?
Il
sentiero non l' ho fatto io. Lo hanno tracciato quelli prima di me, spesso a
forza di scivoloni e cadute. La vita è continuità. Io ho diritto di adoperare
tutta la sapienza e l' esperienza di quelli prima di me. A patto che anche io
tenga aperto il sentiero per quelli che a verranno dietro di me. Se gli avi non
avessero lasciato segnata la loro esperienza, avremmo noi un punto di
riferimento? Possiamo noi non lasciare ai figli e ai nipoti questo punto di riferimento,
questo orientamento, questo segnale di sapienza e di vita?
Se
si chiude il sentiero, tutto diventa selvaggio. Se si chiude la strada della
sapienza e dei valori, tutto diventa più complicato e invivibile. E ogni
generazione deve sarchiare, pulire, segnare il passaggio più sicuro e più corto
per chi viene dopo. Il sentiero è
memoria, perché lo hanno aperto quelli prima di me; è presenza, perché lo
battiamo anche noi cercando di tenerlo aperto; è profezia, perché permette alle nuove generazioni di
affrontare con serenità e lucidità i loro garbugli. Per attraversare il bosco
della vita e per arrivare sulla montagna di Dio.
Signore,
mostrami i tuoi sentieri. Fammi diventare un sentiero.
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