19 In fila, lungo il Giordano
Mi
ha sempre impressionato il vangelo del battesimo di Gesù, inizio ufficiale
della sua “vita pubblica”. Non per il fatto che narri cose straordinarie ma
proprio perché la sbrighi in maniera anche troppo veloce. Se si toglie la
colomba, vista solo da Giovanni, e le parole di legittimazione e approvazione
del Padre, che nessuno ha udite, tutto
si compie in una riga: Gesù giunge sulle rive del Giordano e si fa battezzare.
I
teologi hanno consumato secoli e penne per dire che Cristo si fa battezzare
solo pro forma, per dare il buon esempio, dal momento che lui è l’unico che non ne ha bisogno. Sarebbe come
se un prete mettesse i soldi nella borsa delle offerte o accendesse una
candela. Non riesco a comprendere tutto questo sforzo per togliere Cristo dalla
normalità tutte le volte che abbiamo la fortuna di averlo nostro compagno di
ventura. Perché circondare di eccezioni l' Incarnazione, che è la cosa più
splendida della nostra religione?
Cristo
si fa battezzare per il fatto che è uomo. E come si è avvicinato alla lunga
processione dell'umanità, così si accompagna alla lunga processione della
miseria morale dell' umanità. Difatti Cristo, che non aveva conosciuto peccato,
si è fatto peccato per noi (2 Cor 5,21). per una solidarietà concreta e non di
facciata.
Cristo
dunque aspetta, sulla sponda del Giordano, che giunga il suo turno. Essendo
parente di Giovanni, non ci sarebbe stata nessuna meraviglia se avesse sbracciato
per passare avanti o per richiamare le attenzioni del Battista. Invece è il Battista che lo scopre, lo chiama e lo
professa. Cosa significa questo? Che per ognuno di noi c'è il momento di
entrare nella storia. Un tempo che non dipende da noi, ma dalla fila che c'è
davanti. Non è il caso ne di accelerare ne di ritardare, ma di essere pronti
nel nostro momento e nel nostro tempo, che è
quello giusto. Lasciamo stare dunque le nostalgie per un tempo che è già
stato e l' illusione per un tempo che non è ancora venuto. Affrontiamo il
presente, l’unico tempo veramente nostro.
Della
fila che c'è lungo il fiume si vede solo qualcuno: quelli che sono in prima
piano. Non si vedono quelli che sono già stati battezzati e neanche quelli che
devono arrivare. Così, prendendo l’acqua del Giordano come esempio della vita
(l’acqua è sempre un elemento vivo e unificante), dirò che la processione
infinita degli uomini è visibile solo in piccola parte. Difatti sono una strage
quelli che sono stati già
inghiottiti dal buio della morte, buio almeno per noi, e una strage quelli che
non sono stati ancora illuminati dalla luce, la luce del nostro vivere. Ma la
processione deve comprendere tutti, come la storia, come la grazia di Dio.
Cosa
è che unisce questa processione? Prima di tutto la umanità e poi il condizionamento
e limite del peccato e la possibilità della grazia e della salvezza. Una
umanità di peccatori salvati o di salvati sempre a rischio di peccato.
Il
vangelo dice che sopra di Cristo si è fermata la colomba dello spirito e fatta
sentire la voce della benevolenza del padre. Come a dire che sopra di questo
pezzo di umanità, che ha nelle sue mani la responsabilità del presente, è sceso
lo Spirito di Dio e la sua paternità fatta di benevolenza. Non si vede la colomba
e non si sente la voce, ma non sono fondamentali. Fondamentali sono lo Spirito
e la paternità di Dio. E quelli non mancano. altrimenti come potrebbe andare
avanti la storia?
Ogni
dono rifinito e tutto il bene che c'è nel mondo viene dall'alto, dal padre
della luce. Non è una fantasia del prete di Basagliapenta ma una affermazione
convinta di un uomo sufficientemente con
i piedi per terra, San Giacomo (1,17).
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