domenica 13 marzo 2011

11 Il fiore della Quaresima.


11 Il fiore della Quaresima


Siamo giunti al tempo della Quaresima, quello che ai vecchi richiama le aringhe e la Via crucis e ai giovani poco o nulla. Ma rimane comunque un periodo importante perché la Quaresima riflette la luce della Pasqua e dunque è un tempo estremamente “positivo”, vivo, stimolante.
Una certa tradizione ha fatto di questo periodo della vita un periodo di spavento, con i suoi giudizi, con giudizi sempre pronti e l’inferno spalancato. E tanta povera gente, già tormentata quaggiù, doveva sudare freddo anche a causa della vita di lassù, per qualche peccato, in cui si sa che era più facile incappare. Non è onesto spaventare le persone già spaventate. Come non è serio contrapporre questa vita, come brutta e sporca, e da evitare, a quella da preferire eterna e più appetibile.
Per dare un senso, anche esteriore di austerità, la Chiesa inizia la Quaresima con le Ceneri, senza fiori e con il prete vestito di color viola.
E mentre stavo indossando la pianeta viola, il pensiero mi è volato attraverso la finestra ed è atterrato in un angolo dell’orto, dove poc’anzi avevo trovato la prima viola dell’anno. Perché a me il viola della chiesa richiama proprio la viola, quel fiorellino timido che spunta in mezzo all’erba, nel primo tepore e mi dice che l’inverno sta finendo e la primavera è già pronta.
Vogliamo allora dare alla nostra Quaresima il sapore della viola? Come la viola rompe la sensazione di morte dell’inverno, così la Quaresima è il primo segnale di quella primavera del tempo e dell’eternità che si chiama Pasqua. E difatti la Pasqua non cade durante la sagra della natura e della vita? Dunque non Quaresima come fuggire da questo mondo, ma portare un segnale di vita, un’inversione di marcia. E il cristiano che vive la Quaresima è il più impegnato e attivo, innamorato del mondo e della storia.
Guardiamo le qualità di questo fiorellino benedetto. È piccolina, umile, senza difese, nascosta. Non fa clamore o colpo, e solo un occhio attento può accorgersi della sua presenza. Non fiorisce per essere guardata, altrimenti starebbe più in vista o sarebbe più colorata o più grande. Fiorisce per sé stessa, per fornire il mondo, per rispondere alle leggi della vita che le fa aprire gli occhi.
Perché i cristiani vanno sempre alla ricerca, magari a fin di bene, di un intento in ciò che compiono? Perché non riescono ad acquistrare il piacere della gratuità? Perché non si accontentano di consolare l’occhio di Dio, senza campagne e conquiste?
Della viola mi piace anche un’altra cosa. Basta trovarne una sola per dire che la vita ha vinto sulla morte. I fiori, come tutte le cose preziose, non vanno misurate a quintali o a migliaia. Sono le zucchine o le patate che vanno pesate a chili o a quintali. Che stonatura parlare di 800.000.000 di cristiani. È possibile? È realistico?
La viola deve affrontare anche lei paure e tentazioni, come Cristo nella sua Quaresima. La tentazione di rimanere nella sicurezza della sua terra, la paura del freddo, del ghiaccio, di quel ventaccio di febbraio, d’essere calpestata da qualche piede distratto. Eppure compie il passo, fiduciosa, e affronta l’avventura della vita. Così devono fare i cristiani.
Camminiamo allora verso Pasqua con occhio aperto sul mondo: all’orto da arare e seminare, al lavoro da compiere, la luce aumenta, le gionate si allungano. Se riusciremo ad avere, a Pasqua, un’armonia fra i fiori dell’orto e le virtù del cuore, oh che bella Pasqua! Se invece dovesse restare come ricordo solo un bidone di scatolame pesante, che occasione sprecata!
Buona Quaresima, allora, assieme alla viola e come lei.

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