giovedì 6 ottobre 2011

24 Uno Spirito fantasioso e rispettoso


24 Uno Spirito fantasioso e rispettoso

QUESTO DOVEVA COMPARIRE LA SCORSA FESTA DELLE PENTECOSTE



Pentecoste, o altrimenti detta Pasqua delle rose, grande appuntamento liturgico per fare memoria della rivoluzione operata dallo Spirito Santo sugli apostoli, trasformati da rinnegatori a testimoni e da conigli a leoni.
Lo Spirito Santo è un dono del Padre al mondo per il Figlio ritornato in gloria. Si potrebbe anche chiamarla “forza del Padre”. Però bisogna dire che scaturisce “dal Padre e dal Figlio”, per giustificare la lite sulla “Filioque”, che ha provocato lo scisma fra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente ancora nel 1054. Chissà se lo Spirito Santo, che è lo Spirito di unità, è stato contento che il papa di Roma e il patriarca di Costantinopoli si sono tolti il saluto per difenderlo? Ma ha bisogno d’essere difeso, lui che fa per professione l’avvocato, il “Paraclit”?
Lo Spirito Santo è il grande Sconosciuto, una sorta di “milite ignoto”. Ovunque, e quindi anche in Friuli, si studia a dottrina per avere la cresima, o l’orologio in occasione della cresima. Credo che però nemmeno la Chiesa in realtà sappia cosa veramente sia lo Spirito. Altrimenti avrebbe intrapreso tutt’altro aspetto e un sentiero diverso.
Leggendo il cap. 2 degli Atti degli apostoli, si rimane colpiti dagli effetti “devastanti” che lo Spirito ha prodotto: sussurri come un vento forte, sussulti come fosse un terremoto, fiamme sparse, gli apostoli che iniziano a delirare in lingue diverse… Insomma non avevano tutti i torti i curiosi che dicevano: “ Che grandi robe!”, e nemmeno quegli altri più materialisti e cinici, che sghignazzavano : “Questi sono ubriachi fradici!”. Perché erano proprio spiritati. Tutto al contrario di come se ne esce dalle nostre cresime: sbadigliando e con un grande languore nello stomaco.
Credo che la Chiesa sia troppo puntigliosa e ripetitiva e un po’ noiosa per rievocarci lo Spirito che l’ha fondata. Se lo spirito è spirito, non si può racchiuderlo in una bottiglia o in una stanza e in un libro o in una struttura. L’idea di Spirito che si ricava dal pezzo di Luca è quello di uno Spirito fantasioso, che si diverte a sovvertire tutti gli schemi e i confini del perbenismo perché ognuno possa in libertà sfogarsi con i doni che Dio gli ha dato.
Uno degli slogan più belli del Sessantotto era: “La fantasia al potere”. Non so quanta ne abbiano avuta quelli che l’hanno proposto. So però che era azzeccato e sarebbe stata la grande novità di quella stagione.
Uno Spirito fantasioso dunque. Ma anche rispettoso. Difatti tutti i popoli che si trovavano in quei giorni a Gerusalemme, la lista che li riporta è lunga, sentivano e comprendevano ognuno nella sua madrelingua. È questo il miracolo caratteristico della Pentecoste: la legittimazione che lo Spirito dà a ogni popolo di lodare Dio nel rispetto del suo clima naturale e culturale. E non ci siamo nemmeno su questo punto. Perché in tutte le chiese della cristianità per secoli e secoli si è letto questo pezzo contradicendolo mentre lo si cantava o leggeva. In comunità come le nostre, dove le persone parlano da secoli in friulano, in sloveno e in tedesco non si può parlare di “madrelingua” in latino (e ora in italiano) senza perdere almeno la faccia. Per rispetto e onore di quello Spirito che ci rispetta e onora.
Non basta leggere il pezzo della Pentecoste o indossare la pianeta rossa per meritare lo Spirito delle Pentecoste. Se poi cerchiamo anche di ingabbiarlo nella gabbietta, allora la frittata è completa.

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