giovedì 20 ottobre 2011

26 Il “mondo” del vangelo non è il paese


26 Il “mondo” del vangelo non è il paese


“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”. “ Non ti chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal maligno”. (Gv 15,18 17,15).
Non è colpa mia se leggndo durante il periodo pasquale questo pezzo, il pensiero mi corre agli anni della “formazione”, con le prediche “sullo spirito del mondo che fa a pugni con lo spirito di Cristo”, e con i deliri sul “secolo” e sui “secolari” o “mondani”. Non hanno mai parlato di “mondana” perché lo ritenevano troppo pericoloso per noi, ma per loro il mondo era proprio questo: una grande casa di prostituzione. Naturalmente erano mondane anche mia madre e mia nonna, che nella loro esistenza, hanno solo lavorato e patito.
Da una parte dunque il mondo sacrale, l’”hortus conclusus” o giardino chiuso che non poteva permettersi di lasciare aperta nemmeno una fessura altrimenti entrava “lo spirito pestifero del secolo”, e dall’altra parte il mondo di Satana, in cui le persone avevano una sola preoccupazione: peccare dalla mattina presto fino a notte fonda, soprattutto di notte, per andare carica e pasciuta a ca’del diavolo. E questo partendo dal vangelo col suo discorso sul “mondo”.
Nessuna meraviglia che questo modo di interpretare il vangelo, a maiale via, i preti l’abbiano portato anche nella vita pastorale, con tutte le conseguenze tragiche di una pastorale stupida e prevenuta; in ogni caso sballata, perché nasceva da un’esagerata concezione di sé come anime elette e da una disistima immeritata della gente che non poteva che finire condannata.
“Discorsi di cinquanta anni fa” si dirà. Invece sono discorsi che regnano anche oggi. Per il fatto che i preti, dato che si sentono in ragione, difficilmente accettano di cambiare idea. E anche per questioni anagrafiche, perché la maggioranza dei preti ha la mia età o è più anziana. Se si potesse fare il ragionamento partendo dalla cima del mondo clericale e gerarchico ne vedremmo delle belle. Eppoi basta ascoltare i loro proclami ufficiali e non.
E le nuove leve? A parte che sono un’infinitesima minoranza, anche loro, forse più dei vecchi, si sentono investiti dalla missione di salvare il mondo dall’incredulità, dalla sporcizia, dal consumismo, dal materialismo, dall’edonismo e via di seguito. E si sentono veramente “alternativi” al mondo.
Un atteggiamento che sarebbe evangelico se l’idea di “mondo” del vangelo fosse la stessa dell’apparato clericale. Il mondo del vangelo invece non è il nostro mondo, quello della nostra gente. Il “mondo” del vangelo è il mondo della prepotenza, della violenza, della rapina istituzionalizzata, dell’oppressione, della bugia, della religione usata per tamponare le porcherie, dell’ordine usato per nascondere il disordine. In una parola è il vero “regno di Satana”, che non risparmia nemmeno le istituzioni ecclesiastiche se diventa prepotente o mistificante.
La nostra gente non rientra in queste categorie, non è “mondo” ma vittima. Per questo va guardata con simpatia, con umanità e comprensione, compresi i giovani che frequentano le discoteche, prime vittime di un “mondo” che li acceca, l’instupidisce, li adopera e li tradisce. Cristo, che ha coordinato il “mondo”, ha pena delle folle, delle persone dei borghi e dei paesi, perché erano “ stanche e abbandonate come pecore senza pastore” (Mt. 9,36).
In questa prospoettiva va letto anche l’”odio” del mondo verso i discepoli di Cristo. Se un prete è odiato dal “mondo” del vangelo, come Romero e altri martiri, può anche lodare Dio. Ma se lo odiano le persone del paese, è meglio che si faccia un buon esame di coscienza.

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