martedì 8 novembre 2011

28 Il santo degli strambi


28 Il santo degli strambi

Potevo mai dimenticare san Giovanni Battista, per gli amici “san Tite”? La sua festa,ricorre giusto sei mesi prima del Natale. È legata da sempre al solestizio d’estate, con i fuochi, col mac e le cidulis. Per non parlare delle “luci di San Giovanni”. A Venzone abbiamo una chiesa, spettacolare anche se diroccata a causa del terremoto, in cui ha predicato anche Martin Lutero. È il titolare della comunità di Trelli, dove ho esercitato da prete e maestro, e mi hanno regalato la sua statua per ricordo. E soprattutto è il più grande fra tutti i nati da donna (Mt. 11,11).
Un dirigente catechista diocesano, predicando su san Giovanni, lo ha definito “un santo equilibrato”. È evidente che è squilibrato l’oratore, perché se esiste un santo strampallato, è proprio lui. Nato da genitori già anziani, ha fatto penare tutti già prima di nascere e appena nato, col padre trasformato in cantautore del “Benedictus”. È cresciuto in maniera selvatica, al di fuori del consorzio umano, con una fascia di peli di cammello a fasciragli le reni e un mangiare intonato allo stile del soggetto: miele selvatico e cavallette. Quando ha iniziato a predicare, invece di scegliere un luogo frequentato, come una città o un tempio, ha preferito un luogo solitario, come sarebbe un bosco su in Carnia, a uso un menaàu. E difatti a quei pochi che lo avvicinavano, parlava di mannaie e di ceppi.
Col trascorre degli anni, non è cambiato. Ha taciuto solo quando una giovane ballerina, con le sue grazie, si è fatta promettere da Erode la sua testa su un piatto. Eppure era un profeta, anche più grande di un profeta: il messo e precursore del Figlio di Dio.
Anche Cristo era strambo. Difatti attaccava il tempio, difendeva l’uomo a scapito della legge, affrontava i grandi, i preti, definiva fortunati i poveri, gli afflitti, i puri di cuore, i misericordiosi, quelli che operavano per la pace e le vittime di ogni prepotenza. Inoltre sosteneva che non si può servire Dio e il denaro e che gli ultimi erano i primi e che i primi erano ultimi.
Cristo, il suo precursore e i suoi discepoli non possono fare cordata. Perché sono strambi, sballati, radicali e pericolosi. Un pericolo costante perché portano l’”ordine” di Dio, che rappresenta il disordine per gli uomini, a scapito dell’”ordine” degli uomini, che coincide col disordine per Dio.
Perché la religione cristiana, da secoli (diciamo dal 313, con l’editto di Costantino che l’ha proclamata religione di stato), non è più considerata un pericolo mortale per l’”ordine” dei potenti? Perché la Chiesa ha trovato nel mondo più ordine di quanto ne avrebbe avuto. Addirittura l’ha aiutata a sistemare la mano al braccio secolare per difendere un ordine che non poteva essere quello di Giovanni e di Cristo. È riuscita a trovare (Dio li perdoni!) lo stesso criterio di ordine e di disordine, cacciando o confinando gli strambi, secondo il mondo ( Hus, Lutero, Bonaiuti, don Milani, pre Checco, Boff), invece di onorarli e cacciare quelli che erano in fila con i potenti. La Chiesa è disordine e dinamite o non vale nulla. Vi immaginate San Giovanni in cravatta nel più lussuoso ristorante di Udine a profetare fra un bicchiere di vino e l’altro?
Un giorno mi sono ritrovato in curia, per non fare il viaggio inutilmente ho litigato con il cancelliere Pecile. Mi ha detto:”Tu hai l’equilibrio instabile”. “Può darsi – ho risposto – Però è sempre preferibile a “uno squilibrio stabile”. La Chiesa, per essere sempre equilibrata con gli uomini, rischia d’essere sempre squilibrata con Dio. Per me, mi accontenterei di non assomigliare a San Giovanni solo nella stramberia ma anche nella santità. Soprattutto d’essere come lui, “testimone della luce” (Gv 1,8)

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