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La “grande Serbia” dei triestini
Puntuale come l’ora di cena, la televisione ci
presenta le ultime notizie della guerra in Bosnia, che non sono più neanche
novità. Difatti la violenza ha battuto ogni film “horror” e anche la liturgia
internazionale, con le sue inutili riunioni e risoluzioni, ha stancato. Di
nuovo c'è solo l’insistere pericoloso e discutibile del papa sulla guerra
giusta. Di chi e contro chi? Allora mi prende un senso di impotenza. Posso solo
biascicare, pregare, pensare. E il pensiero mi porta nella mia situazione
concreta italiana e friulana e mi accorgo, con terrore, che la violenza non è
esclusiva della carognità serba, selvaggi da sempre, ma di realtà che parlano
si vantano di grandi tradizioni di civiltà e tolleranza ma che nei fatti non
sono migliori rispetto agli altri.
Parlo della politica italiana da un secolo in qua e
dell' arroganza triestina, di quando hanno imbastito la regione, nei confronti
dalle minoranze (che qui da noi sono maggioranze) friulana e slovena.
Se là stanno facendo pulizia etnica, per fare sparire
ogni originalità e diversità culturale e religiosa, che nome si deve dare alla
politica di uno stato e di una regione che semplicemente hanno cancellato una
nazionalità facendo finta che non esista e dunque che non può vantare diritti?
Dov'è una scuola, una stampa, una televisione, una chiesa friulana e slovena?
Già il mettere insieme una città, Trieste, con una
regione, Friuli, significa condizionare il destino di un popolo a quello di una
realtà differente e straniera è un delitto non meno grande delle arlecchinate
jugoslave, ma in tutti questi anni la nostra terra è stata umiliata,
sacrificata, emarginata con ogni sistema, di modo che il piccolo è diventato
grande e il grande è diventato piccolo. In nome dell'unità regionale, ciò che
arrivava per Trieste rimaneva a Trieste e ciò che arrivava qui si doveva
spartirlo con loro. Anche i soldi del terremoto.
E per il principio della non concorrenzialità, noi
friulani non abbiamo diritto di avere
ciò che hanno loro triestini ma loro possono avere senza di noi varie cose,
come agevolazioni, teatro, radiotelevisione e via dicendo. Anche la messa della
domenica. Noi abbiamo diritto solo alla cronaca nera e ai nomi storpiati.
Ma torniamo al progetto della “grande Serbia”, che
tanta ingiustizia sta seminando. Trieste, per darsi una patina di
giustificazione, ha inventato la Venezia Giulia che, come tutte le cose false
(vedi il patriarcato di Venezia invece di Aquileia), hanno finito col' avere
più forza e diritti dalle vere. Difatti i giuliani ricevono, per le attività
culturali e di propaganda, molti più soldi di tutti i friulani messi assieme.
In più, i nazionalisti triestini si battono per i diritti degli esuli italiani
dalla Jugoslavia e non accettano che gli sloveni d' Italia abbiano il loro
stesso trattamento. Non contenti di avere coinvolto il Friuli in una
situazione suicida, adesso i triestini
mirano a rosicchiare il Friuli pezzo per pezzo, iniziando da Monfalcone
passando per Gorizia e Cervignano, con la segreta speranza che il delitto si
tramuti in diritto e la rapina in operazione di normalizzazione. Come in
Bosnia.
A questo punto mi immagino già la domanda: “Che
paragoni fai? Dove sono i morti e il sangue e la violenza?”. Lo so che non è la
stessa situazione ma la tecnica non è diversa. Prima di tutto non è detto che
la legge e la politica siano meno
pericolose dei fucili e delle bombe. E poi il vangelo dice che si deve avere
più paura di quelli che uccidono l’anima, la cultura, l' identità, lo Spirito.
Difatti si vede più vita in Bosnia fra un sparo e l'altro che non in tanti dei
nostri paese in un giorno di festa.
La pulizia etnica ha avuto successo.
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