mercoledì 6 giugno 2012

23 La “grande Serbia” dei triestini


23 La “grande Serbia” dei triestini

Puntuale come l’ora di cena, la televisione ci presenta le ultime notizie della guerra in Bosnia, che non sono più neanche novità. Difatti la violenza ha battuto ogni film “horror” e anche la liturgia internazionale, con le sue inutili riunioni e risoluzioni, ha stancato. Di nuovo c'è solo l’insistere pericoloso e discutibile del papa sulla guerra giusta. Di chi e contro chi? Allora mi prende un senso di impotenza. Posso solo biascicare, pregare, pensare. E il pensiero mi porta nella mia situazione concreta italiana e friulana e mi accorgo, con terrore, che la violenza non è esclusiva della carognità serba, selvaggi da sempre, ma di realtà che parlano si vantano di grandi tradizioni di civiltà e tolleranza ma che nei fatti non sono migliori rispetto agli altri.
Parlo della politica italiana da un secolo in qua e dell' arroganza triestina, di quando hanno imbastito la regione, nei confronti dalle minoranze (che qui da noi sono maggioranze) friulana e slovena.
Se là stanno facendo pulizia etnica, per fare sparire ogni originalità e diversità culturale e religiosa, che nome si deve dare alla politica di uno stato e di una regione che semplicemente hanno cancellato una nazionalità facendo finta che non esista e dunque che non può vantare diritti? Dov'è una scuola, una stampa, una televisione, una chiesa friulana e slovena?
Già il mettere insieme una città, Trieste, con una regione, Friuli, significa condizionare il destino di un popolo a quello di una realtà differente e straniera è un delitto non meno grande delle arlecchinate jugoslave, ma in tutti questi anni la nostra terra è stata umiliata, sacrificata, emarginata con ogni sistema, di modo che il piccolo è diventato grande e il grande è diventato piccolo. In nome dell'unità regionale, ciò che arrivava per Trieste rimaneva a Trieste e ciò che arrivava qui si doveva spartirlo con loro. Anche i soldi del terremoto.
E per il principio della non concorrenzialità, noi friulani  non abbiamo diritto di avere ciò che hanno loro triestini ma loro possono avere senza di noi varie cose, come agevolazioni, teatro, radiotelevisione e via dicendo. Anche la messa della domenica. Noi abbiamo diritto solo alla cronaca nera e ai nomi storpiati.
Ma torniamo al progetto della “grande Serbia”, che tanta ingiustizia sta seminando. Trieste, per darsi una patina di giustificazione, ha inventato la Venezia Giulia che, come tutte le cose false (vedi il patriarcato di Venezia invece di Aquileia), hanno finito col' avere più forza e diritti dalle vere. Difatti i giuliani ricevono, per le attività culturali e di propaganda, molti più soldi di tutti i friulani messi assieme. In più, i nazionalisti triestini si battono per i diritti degli esuli italiani dalla Jugoslavia e non accettano che gli sloveni d' Italia abbiano il loro stesso trattamento. Non contenti di avere coinvolto il Friuli in una situazione  suicida, adesso i triestini mirano a rosicchiare il Friuli pezzo per pezzo, iniziando da Monfalcone passando per Gorizia e Cervignano, con la segreta speranza che il delitto si tramuti in diritto e la rapina in operazione di normalizzazione. Come in Bosnia.
A questo punto mi immagino già la domanda: “Che paragoni fai? Dove sono i morti e il sangue e la violenza?”. Lo so che non è la stessa situazione ma la tecnica non è diversa. Prima di tutto non è detto che la legge e la politica  siano meno pericolose dei fucili e delle bombe. E poi il vangelo dice che si deve avere più paura di quelli che uccidono l’anima, la cultura, l' identità, lo Spirito. Difatti si vede più vita in Bosnia fra un sparo e l'altro che non in tanti dei nostri paese in un giorno di festa.
La pulizia etnica ha avuto successo.

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