mercoledì 20 giugno 2012

25 La montagna del Signore


25 La montagna del Signore

“Alzo i miei occhi verso le montagne”. quante volte ho pensato a queste parole del salmo in queste giornate di caldo? Ma il mio interesse per le montagne è più profondo e vitale e da quando sono arrivato nella prosaicità della pianura friulana, che i maestro di spiritualità collegano con la mediocrità e la tiepidezza, i miei occhi guardano spesso in su, in alto, verso la catena dalle montagne che, come una mano immensa, stringono affettuose e sicure questa nostra benedetta terra friulana.
Il fatto è che io lassù ho le mie radici. Da lassù, dalle montagne guardiane, proveniva mia nonna Sostasio frazione di Prato Carnico. Da lassù, dalle montagne di Avaglio frazione di Lauco, proviene mia madre. Lassù, su la montagna di Plauris, mio padre e il padre di mio padre  hanno sacrificato gli anni più belli della loro povera vita. E inoltre, sotto la Tersadia, è cresciuta la gente dal mio primo amore.
La montagna come punto di riferimento, come punto fermo in un mondo in cui tutto gira a una velocità al limite dell' insopportabile. E la montagna è li, che ti saluta nel partire e ti aspetta nel tornare, lei che ha nutrito i tuoi padri e che farà lo stesso con i tuoi figli. Nessuna meraviglia allora che   nella Bibbia la montagna sia portata come esempio dell' eternità e dell' eterna fedeltà di Dio. La montagna è grande ma non fa paura e se anche non ti puoi permettere grandi confidenze, ti dà un senso di fiducia. Anche se non appartiene a nessuna generazione, perché le nutre e le sotterra tutte, ognuna la sente contemporanea e l'ammira e gode come una cosa sua.
La montagna, nel suo mistero, fa da ponte fra cielo e terra. Difatti le sue radici si perdono nella profonda oscurità della terra e la sua punta sfida l'immensità del cielo. Per questo gli antichi le hanno sempre considerate la dimora degli dei e anche Mosè è salito sù in alto per ricevere la legge.
Guardandola da lontano, sembra morta e senza vita, a differenza dal mare in eterno movimento. Se però ti avvicini, trovi una varietà infinita di piante ed erbe e animali e colori e odori. E ti regala anche il profumo delicato di un fiore e il canto dolce e fantasioso di un uccellino. Per non parlare della vita che si svolge sotto terra, la più straordinaria, che non conosce riposo.
La gente cresciuta su di una montagna è differente da quella cresciuta nella vastità immensa della pianura. è più discreta, radicata, prudente e malfidente, legata alle sue idee e fedele nelle amicizie e nei rancori. Dove i paesi sono al sole, avrai gente aperta e chiacchierona e dove sono nell'ombra  saranno più taciturni. perché la montagna non è solo madre del corpo ma anche dell' anima e del temperamento della sua gente. per questo, quando emigrano hanno l'impressione  di morire e quando tornano i loro occhi e il cuore riprendono a ridere.
Il libro Santo, dovendo parlare dei misteri del regno e dell' eternità, ha scelto la parabola della montagna. Difatti è posta in alto perché tutti le vedono, e richiede fatica a salirla come ogni cosa è seria e ti dà la visione globale, relativizzata e contraria delle cose come ce l'ha Dio. Solo lassù si poteva apparecchiare la tavolata eterna, dove i primi a sedersi e a ristorarsi saranno i poveri e i buoni.
Oh montagna eterna, oh eternità delle montagne! Chi potrà salire la montagna santa? “Quello che cammina nell' onestà, che pratica la giustizia e nel suo cuore dice la verità” (Sal 15,2). Ma anche i cattivi avranno a che fare con le montagne. Quando gli diranno: “Cadete sopra di noi!” (Lc 23,30).

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