24 La luce e il suo testimone
Le vicende mortali di Cristo e di Giovanni il Battista
si incrociano al principio e alla fine. Non so se questo è storico o
intenzionale; in ogni caso è significativo. La loro nascita ha come cornice
l’angelo, il dubbio e l’accettazione, i fatti sunsurôs e due canti di
ringraziamento e di meditazione sulla misericordia di Dio: il “Magnificat” di
Maria e il “Benedictus” di Zaccaria. Per combinazione anche i luoghi dal
Magnificat e dal Benedictus sono vicino, ad Ain Karin.
Dopo un' infanzia misteriosa e ritirata, tutti e due
si presentano sulla scena del mondo ai margini della storia, nel deserto.
Giovanni che indica e Cristo che realizza; Giovanni che prepara la strada e
Cristo che è la strada; Giovanni testimone della luce e Cristo luce per ogni
uomo; Giovanni amico dello sposo e Cristo sposo. E i due cugini si
complimentano uno con l'altro. Giovanni chiama Cristo “l’agnello che toglie il
peccato dal mondo” e Cristo chiama
Giovanni “il più grande fra i nati da donna”, anche se il più piccolo dal reame
è più grande di lui, dal momento che per Cristo la funzione ha senso solo se
accompagnata da una santità adeguata.
Giunto Cristo, l’unico, Giovanni comprende che è
giunta l’ora di tirarsi in parte, per non fargli ombra. “Lui deve crescere e io
devo calare” dice con grande dignità. E questo “crescere” e “calare”, seconda
gli orientali, ha determinato le date liturgiche delle loro natività. Cristo
nasce nel solstizio d’inverno, quando il sole, contro l' evidenza, prende forza e cresce. Giovanni
invece nasce nel solstizio d’estate, quando il sole, contro l' evidenza, perde
vigore e cala. Difatti i fuochi dell' Epifania e i fuochi di San Giovanni non
hanno lo stesso significato, anche se
sembrano uguali.
Il cristiano deve mirare a riprodurre in sé la persona
di Cristo. La strada più giusta è di iniziare a riprodurre in sé San Giovanni,
il testimone e il precursore.
Della pagina pregna di poesia e di significati che
Luca dedica alla nascita di Giovanni, mi
piace soffermarmi sulla domanda della gente della Giudea: “Che ne sarà di
questo bambino?”. domanda legittima e inquietante che ogni madre e ogni padre
si sono posti e si pongono ogni volta che si trovano davanti al mistero e alla
sorpresa di una nuova nascita. Compresi i genitori di Giuda e quelli del più
grande santo.
Il destino di un bambino dipende da Dio. è lui che
destina tutto ciò che è creato secondo un suo disegno incomprensibile. Dunque
non avrebbe senso porsi la domanda. Ma posto che Dio opera mediante degli
uomini, dobbiamo domandarcelo, per la parte che ci compete.
La domanda devono farsela i genitori ma anche il prete
e il maestro e la gente dal paese. perché il destino di un bambino non è mai
individuale. E così la sua crescita.
Dipende da tutti noi farlo crescere bene, completo, in armonia fisica,
psicologica, culturale, morale e spirituale. Così una crescita fortunata delle
nuove generazioni sarà il più bell'attestato e premio per le generazioni precedenti.
Come una crescita parziale, disarmonica, mostruosa sarà la nostra condanna
davanti a Dio e alla storia.
Più che lamentarci che nascono pochi bambini, dovremmo chiederci che cosa facciamo perchè
crescono bene quelli che ci sono. Se non siamo all’altezza, Dio non li manda.
Perché ha pietà di loro, e non li mette nelle mani di gente impreparata e
inaffidabile, e di noi, perché non vuole
ancora di più il peso della squalifica più umiliante.
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