mercoledì 13 giugno 2012

24 La luce e il suo testimone


24 La luce e il suo testimone

Le vicende mortali di Cristo e di Giovanni il Battista si incrociano al principio e alla fine. Non so se questo è storico o intenzionale; in ogni caso è significativo. La loro nascita ha come cornice l’angelo, il dubbio e l’accettazione, i fatti sunsurôs e due canti di ringraziamento e di meditazione sulla misericordia di Dio: il “Magnificat” di Maria e il “Benedictus” di Zaccaria. Per combinazione anche i luoghi dal Magnificat e dal Benedictus sono vicino, ad Ain Karin.
Dopo un' infanzia misteriosa e ritirata, tutti e due si presentano sulla scena del mondo ai margini della storia, nel deserto. Giovanni che indica e Cristo che realizza; Giovanni che prepara la strada e Cristo che è la strada; Giovanni testimone della luce e Cristo luce per ogni uomo; Giovanni amico dello sposo e Cristo sposo. E i due cugini si complimentano uno con l'altro. Giovanni chiama Cristo “l’agnello che toglie il peccato dal mondo” e Cristo  chiama Giovanni “il più grande fra i nati da donna”, anche se il più piccolo dal reame è più grande di lui, dal momento che per Cristo la funzione ha senso solo se accompagnata da una santità adeguata.
Giunto Cristo, l’unico, Giovanni comprende che è giunta l’ora di tirarsi in parte, per non fargli ombra. “Lui deve crescere e io devo calare” dice con grande dignità. E questo “crescere” e “calare”, seconda gli orientali, ha determinato le date liturgiche delle loro natività. Cristo nasce nel solstizio d’inverno, quando il sole, contro  l' evidenza, prende forza e cresce. Giovanni invece nasce nel solstizio d’estate, quando il sole, contro l' evidenza, perde vigore e cala. Difatti i fuochi dell' Epifania e i fuochi di San Giovanni non hanno lo stesso significato, anche se  sembrano uguali.
Il cristiano deve mirare a riprodurre in sé la persona di Cristo. La strada più giusta è di iniziare a riprodurre in sé San Giovanni, il testimone e il precursore.
Della pagina pregna di poesia e di significati che Luca  dedica alla nascita di Giovanni, mi piace soffermarmi sulla domanda della gente della Giudea: “Che ne sarà di questo bambino?”. domanda legittima e inquietante che ogni madre e ogni padre si sono posti e si pongono ogni volta che si trovano davanti al mistero e alla sorpresa di una nuova nascita. Compresi i genitori di Giuda e quelli del più grande santo.
Il destino di un bambino dipende da Dio. è lui che destina tutto ciò che è creato secondo un suo disegno incomprensibile. Dunque non avrebbe senso porsi la domanda. Ma posto che Dio opera mediante degli uomini, dobbiamo domandarcelo, per la parte che ci compete.
La domanda devono farsela i genitori ma anche il prete e il maestro e la gente dal paese. perché il destino di un bambino non è mai individuale. E così la sua crescita.  Dipende da tutti noi farlo crescere bene, completo, in armonia fisica, psicologica, culturale, morale e spirituale. Così una crescita fortunata delle nuove generazioni sarà il più bell'attestato e premio per le generazioni precedenti. Come una crescita parziale, disarmonica, mostruosa sarà la nostra condanna davanti a Dio e alla storia.
Più che lamentarci che nascono pochi bambini,  dovremmo chiederci che cosa facciamo perchè crescono bene quelli che ci sono. Se non siamo all’altezza, Dio non li manda. Perché ha pietà di loro, e non li mette nelle mani di gente impreparata e inaffidabile, e di noi, perché non vuole  ancora di più il peso della squalifica più umiliante.

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