mercoledì 11 luglio 2012

28 L’eterna, patetica sfida dei cattivi


28 L’eterna, patetica sfida dei cattivi

Sono trascorsi venti anni da quando ho iniziato a scrivere anche per gli altri. Una scelta non facile per il fatto che ogni pubblicazione è una sorta di confessione, dove si rischia o di non spiegarsi bene o di non essere capiti. Ma oramai è fatta.
Il prima periodo è  stato quello delle fiabe di Fedro e iniziava con la visione poetica di un agnellino sulla riva di un ruscello. Ma vicino a ogni ruscello e a ogni agnello c'è sempre pronto un lupo con la fame insaziabile. Da li ho capito che la chiave della storia è la prepotenza, il pesce grande che mangia il pesce piccolo. “Ed è giusto che sia così - mi ha spiegato un uomo di Valle - perché se dovesse succedere il contrario, il pesciolino non riuscirebbe a digerire il pesce grande e morirebbe comunque”.
Ho voluto andare più a fondo, cercando con fatica e dolore nei fatti della storia grande e piccola dell' uomo, per vedere se questo era proprio il suo destino. E ho trovato che cambiano i sistemi della violenza, la tecnica, ma la musica è sempre quella: che il grande mangia il piccolo e il cattivo uccide il buono. In ogni tempo, in ogni clima, in ogni ideologia, sotto a ogni cielo.
Ma ci si può rassegnare a una visione così tragica della vita, confermata per altro dai fatti storici?
Ho aperto il libro dei libri, quello che narra i fatti, ma va anche a cercare un significato profondo, teologico, provvidenziale. Anche la Bibbia conosce il male. Non per nulla riporta nelle prima pagina la tragedia di Abele e più in là il lamento corale del popolo ebraico in Egitto. Solo che non si rassegna, perché sarebbe come dire che Dio ha perso su tutto il fronte.
Un dei libri più illuminanti in merito è quello della sapienza, ultimo del Vecchio Testamento cronologicamente,  ma non come importanza. In questo libro si parla della sfida eterna, sistematica, inesorabile dei cattivi che tendono trappole ai buoni per fare sparire anche la loro semenza, per non avere davanti agli occhi lo specchio della loro carognaggine. Una sfida sacrilega, perché dicono: “Se il giusto è proprio figlio di Dio, lui ci darà una mano” (Sap 2,18).
Se Dio esiste, non può tacere davanti agli olocausti antichi e recenti, dall'urlo grande come la terra che esce fuori da quelle bocche sanguinanti e senza voce, il grido del silenzio. Se non interviene, o non gli interessa o non esiste.
Ragionamento ingenuo, scandaloso e patetico. Se Dio  esiste, risponderà a modo suo. E se lui è il Dio della vita, non avrà nessun fastidio a spalancare le fosse dove i carnefici hanno gettato le loro vittime. perché è un Dio di resurrezione. Ma resurrezione anche in questo mondo. Difatti, contro ogni logica, nel momento della loro più grande arroganza, i cattivi, persone o sistemi, perdono vincendo e i poveri e gli umili, nel momento della loro più grande umiliazione, vincono perdendo. Come Cristo, che nel momento disperato della morte era più vicino alla resurrezione.
Ma i buoni devono pagare salata la loro vittoria, con dolori inenarrabili e con morti orrende. La vittoria è un atto di fede, con la quale la sconfitta è sotto gli occhi di tutti. Eppure la storia è la più grande sorpresa. Il mare di sangue e di violenza non è riuscito a sommergere la semenza dei buoni non è mai andata perduta. Il Friuli, e anche la Chiesa, hanno una sola possibilità: camminare lungo la  strada della giustizia e Dio le salverà. Magari andandoli a dissotterrare.

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