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Una Storia ai margini della storia
Forse
i nostri tempi sono i meno indicati per capire l’Avvento. perché
l’Avvento è il tempo del desiderio, della gola, dell'aspettare una
cosa bramata. Ma si può bramare quando che si ha tutto? E' questo
uno dei tanti castighi della abbondanza: che ti spegne il desiderio,
ovvero la cosa più bella della vita. perché la brama accende di
luce anche gli angoli più bui dell’anima e una cosa piccola
diventa straordinaria. Qualche volta mi viene da chiedermi che prezzo
alto che abbiamo dovuto pagare per avere tutto ciò che abbiamo e se
abbiamo fatto proprio bene i conti.
Ma
se anche abbiamo un po' di abbondanza economica (peraltro più di
statistica che reale), non per questo l’Avvento perde di
importanza. perché io non posso accontentarmi di cose, che nutre una
parte di me ma non tutto me, e, se sono libero dalle preoccupazioni
per il pane e il materiale, mi resta tutto il tempo e lo spazio per
spalancare il cuore a qualcosa di più alto. L’Avvento diventa così
il tempo dell'anima, che aspetta una persona cara. anzi la Persona. E
non solo l'aspetta ma gli va incontro, come una madre corre incontro
al bambino o il fidanzato incontro alla fidanzata.
Già.
Ma dove possono andare incontro a Cristo Signore
in questo anno di grazia che Dio ci
dà da vivere?
Io
non sono un astrologo. Pertanto preferisco consultare la “guida”
ufficiale del cristiano, il vangelo. E il vangelo mi dice che lui non
arriva in piazza o in municipio. E neanche nel palazzo più grande o
nella città più grande. Lui inizia la Storia al margine della
nostra storia. Non per il gusto di essere originale o strambo ma per
aggiustare gli errori della nostra storia poco esemplare. E per
iniziare un’altra storia, alternativa.
Luca
dice che sotto di Tiberio Cesare a Roma, di Ponzio Pilato in Giudea,
di Erode e della sua parentela disgraziata in Galilea e nei dintorni,
di Anna e Caifa a capo del tempio, la parola di Dio giunse a
Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (Lc 3,1-2). Cose da
mettersi le mani nei capelli! Sarebbe come dire che, sotto di
Scalfaro, Berlusconi e Giovanni Paolo II a Roma, della Guerra e di
Mussato e di Battisti a Trieste e a Udine, il Signore
va a pascolare su in Carnia o in Slavia o in una borgata desolata del
Friuli. Perché?
Io
non sono il Signore. Ma penso che abbia scelto di andare dove non
vanno gli altri, per andare a visitare quelli che non vanno a
visitare gli altri, per fare ciò che non fanno quegli altri. Va
dagli ultimi per ribaltare la storia, in modo che siano primi almeno
nel suo libro e nel suo cuore.
Va
dai piccoli, dai poveri, dagli abbandonati, dai dimenticati, dai
traditi, dai disperati, dove gli uomini hanno fatto deserto. E nel
deserto degli uomini lui fa sentire la sua voce di vita e inizia la
sua Storia.
Quanti
sono i piccoli? E chi li ha uccisi? Dove vivono? E chi li va a
trovare? Che ghigne hanno? E chi li guarda? Cosa manca loro? E a chi
interessa?
Se
vogliamo avviarci incontro al Signore, per fare un Avvento spirituale
oltre che liturgico, basta uscire fuori della porta e mettersi a
cercare. Iniziando dai luoghi che nessuno frequenta e dalle persone
che nessuno guarda. Ce ne sono in ogni paese, in ogni borgo, forse in
ogni famiglia. Perché il deserto ci
sta catturando tutti.
La
Genesi narra che Caino condusse fuori suo fratello Abele per
ucciderlo (4,8). Il vangelo dice che Gesù ha scelto di nascere e di
morire fuori dal consorzio umano per salvarci. E' proprio qualcosa di
nuovo.
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