mercoledì 14 novembre 2012

46 Una Storia ai margini della storia

46 Una Storia ai margini della storia
Forse i nostri tempi sono i meno indicati per capire l’Avvento. perché l’Avvento è il tempo del desiderio, della gola, dell'aspettare una cosa bramata. Ma si può bramare quando che si ha tutto? E' questo uno dei tanti castighi della abbondanza: che ti spegne il desiderio, ovvero la cosa più bella della vita. perché la brama accende di luce anche gli angoli più bui dell’anima e una cosa piccola diventa straordinaria. Qualche volta mi viene da chiedermi che prezzo alto che abbiamo dovuto pagare per avere tutto ciò che abbiamo e se abbiamo fatto proprio bene i conti.
Ma se anche abbiamo un po' di abbondanza economica (peraltro più di statistica che reale), non per questo l’Avvento perde di importanza. perché io non posso accontentarmi di cose, che nutre una parte di me ma non tutto me, e, se sono libero dalle preoccupazioni per il pane e il materiale, mi resta tutto il tempo e lo spazio per spalancare il cuore a qualcosa di più alto. L’Avvento diventa così il tempo dell'anima, che aspetta una persona cara. anzi la Persona. E non solo l'aspetta ma gli va incontro, come una madre corre incontro al bambino o il fidanzato incontro alla fidanzata.
Già. Ma dove possono andare incontro a Cristo Signore in questo anno di grazia che Dio ci dà da vivere?
Io non sono un astrologo. Pertanto preferisco consultare la “guida” ufficiale del cristiano, il vangelo. E il vangelo mi dice che lui non arriva in piazza o in municipio. E neanche nel palazzo più grande o nella città più grande. Lui inizia la Storia al margine della nostra storia. Non per il gusto di essere originale o strambo ma per aggiustare gli errori della nostra storia poco esemplare. E per iniziare un’altra storia, alternativa.
Luca dice che sotto di Tiberio Cesare a Roma, di Ponzio Pilato in Giudea, di Erode e della sua parentela disgraziata in Galilea e nei dintorni, di Anna e Caifa a capo del tempio, la parola di Dio giunse a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (Lc 3,1-2). Cose da mettersi le mani nei capelli! Sarebbe come dire che, sotto di Scalfaro, Berlusconi e Giovanni Paolo II a Roma, della Guerra e di Mussato e di Battisti a Trieste e a Udine, il Signore va a pascolare su in Carnia o in Slavia o in una borgata desolata del Friuli. Perché?
Io non sono il Signore. Ma penso che abbia scelto di andare dove non vanno gli altri, per andare a visitare quelli che non vanno a visitare gli altri, per fare ciò che non fanno quegli altri. Va dagli ultimi per ribaltare la storia, in modo che siano primi almeno nel suo libro e nel suo cuore.
Va dai piccoli, dai poveri, dagli abbandonati, dai dimenticati, dai traditi, dai disperati, dove gli uomini hanno fatto deserto. E nel deserto degli uomini lui fa sentire la sua voce di vita e inizia la sua Storia.
Quanti sono i piccoli? E chi li ha uccisi? Dove vivono? E chi li va a trovare? Che ghigne hanno? E chi li guarda? Cosa manca loro? E a chi interessa?
Se vogliamo avviarci incontro al Signore, per fare un Avvento spirituale oltre che liturgico, basta uscire fuori della porta e mettersi a cercare. Iniziando dai luoghi che nessuno frequenta e dalle persone che nessuno guarda. Ce ne sono in ogni paese, in ogni borgo, forse in ogni famiglia. Perché il deserto ci sta catturando tutti.
La Genesi narra che Caino condusse fuori suo fratello Abele per ucciderlo (4,8). Il vangelo dice che Gesù ha scelto di nascere e di morire fuori dal consorzio umano per salvarci. E' proprio qualcosa di nuovo.

Nessun commento:

Posta un commento