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Una “Strada della croce” che attraversa il paese
Tempo
di Quaresima, tempo di Via crucis o “Strada della croce”. Anche i
più “cani” sentono la necessità di fare qualcosa per confortare
il Signore.
A
Basagliapenta la Via crucis è stata tolta da don Sebastiano ancora
nel ’72, perché dovevano ritinteggiare la chiesa. Poi non le hanno
riappese per non rovinare il muro. L'altro giorno, è venuta da me,
una delegazione a chiedermi di tornare ad appendere i quadri. Mi sono
ricreato perché, magari a distanza di 23 anni, si sono accorti che
non c' erano. E l'ho presa come conferma di ciò che si va dicendo
in giro: che la gente torna a sentire la religione. Un'illusione
svanita immediatamente. Infatti la motivazione più forte era che la
nostra chiesa era spoglia e, soprattutto, che la nosta Via crucis era
talmente bella che tutti ce
la invidiavano.
Però
la questione delle Via crucis mi è rimasta dentro. Come trovare una
forma giusta, impegnata, concreta di vivere la passione del Signore?
Credo
che tornerò ad appendere la Via crucis quando tutti noi, prete e
gente, avremo imparato non a fare il giro della chiesa ma il giro del
paese. A trovare le“stazioni” dove Cristo soffre oggi, nella
nostra realtà.
Uno
che è condannato a portare una croce non meritata e più grande di
lui; uno che cade nella disperazione o nella depressione o nel vizio;
una madre il figlio, o la figlia, o la fa morire di dispiaceri; uno
stanco morto che deve sempre pensare anche per gli altri; uno che
deve asciugare i sudori o le lacrime di un malato e di un anziano;
uno che è inchiodato per anni in un letto, una carrozzina, nel peso
della famiglia, un lavoro che lo scanna e non lo soddisfa; uno che è
spogliato nella dignità, nei diritti, nell' onore; un malato
terminale e quello che gli sta vicino.
Anche
il cimitiero è una stazione, l'ultima. Una persone che gira tutti
gli ospedali per trovare una speranza, un giovane che gira tutte le
fabbriche e gli uffici per trovare un lavoro, uno che non trova casa.
Non sono strade di passione anche queste?
Questo
non per togliere alla religione la dimensione verticale e misterica
riducendola a sociologia o a filantropia, ma per ubbidire al
comandamento di Cristo che ha detto di vederlo nei fratelli. Anche
perché oggi Cristo in persona non patisce e non ha senso
confortarlo, mentre ogni uomo colma nella sua carne la passione del
figlio di Dio (Col 1,24). E lui stesso, alle donne che lo piangevano,
ha detto: “Figlie di Gerusalemme,
non piangete per me; piangete invece per voi stesse e per i vostri
figli” (Lc 23,28).
Mi
ha sempre fatto impressione quel prete che trascorreva ore e ore in
chiesa a parlare con le statue e, quando usciva, era tanto carico
che non riusciva a guardare in faccia e a salutare nessuno. E una
volta è successo che un gruppo di giovinastri maleducati hanno
forzato la porta della chiesa e, per rubare l’oro della Madonna, le
hanno sfigurato il volto. Ha pianto e fatto un mese intero di
riparazioni. Quando invece gli hanno raccontato che un giovane aveva
violentato una ragazza, ha detto sospirando che sono cose che
succedono; per ciò le ragazze farebbero bene a stare più a casa.
Io
non dico che tutti quelli che fanno la Via crucis non hanno pietà
per il prossimo che soffre. Dico che, partendo dalla compassione e
dalla pietà per il prossimo che soffre, fare la Via crucis ha più
senso e gusto.
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