mercoledì 21 novembre 2012

47 Una “Strada della croce” che attraversa il paese

47 Una “Strada della croce” che attraversa il paese
Tempo di Quaresima, tempo di Via crucis o “Strada della croce”. Anche i più “cani” sentono la necessità di fare qualcosa per confortare il Signore.
A Basagliapenta la Via crucis è stata tolta da don Sebastiano ancora nel ’72, perché dovevano ritinteggiare la chiesa. Poi non le hanno riappese per non rovinare il muro. L'altro giorno, è venuta da me, una delegazione a chiedermi di tornare ad appendere i quadri. Mi sono ricreato perché, magari a distanza di 23 anni, si sono accorti che non c' erano. E l'ho presa come conferma di ciò che si va dicendo in giro: che la gente torna a sentire la religione. Un'illusione svanita immediatamente. Infatti la motivazione più forte era che la nostra chiesa era spoglia e, soprattutto, che la nosta Via crucis era talmente bella che tutti ce la invidiavano.
Però la questione delle Via crucis mi è rimasta dentro. Come trovare una forma giusta, impegnata, concreta di vivere la passione del Signore?
Credo che tornerò ad appendere la Via crucis quando tutti noi, prete e gente, avremo imparato non a fare il giro della chiesa ma il giro del paese. A trovare le“stazioni” dove Cristo soffre oggi, nella nostra realtà.
Uno che è condannato a portare una croce non meritata e più grande di lui; uno che cade nella disperazione o nella depressione o nel vizio; una madre il figlio, o la figlia, o la fa morire di dispiaceri; uno stanco morto che deve sempre pensare anche per gli altri; uno che deve asciugare i sudori o le lacrime di un malato e di un anziano; uno che è inchiodato per anni in un letto, una carrozzina, nel peso della famiglia, un lavoro che lo scanna e non lo soddisfa; uno che è spogliato nella dignità, nei diritti, nell' onore; un malato terminale e quello che gli sta vicino.
Anche il cimitiero è una stazione, l'ultima. Una persone che gira tutti gli ospedali per trovare una speranza, un giovane che gira tutte le fabbriche e gli uffici per trovare un lavoro, uno che non trova casa. Non sono strade di passione anche queste?
Questo non per togliere alla religione la dimensione verticale e misterica riducendola a sociologia o a filantropia, ma per ubbidire al comandamento di Cristo che ha detto di vederlo nei fratelli. Anche perché oggi Cristo in persona non patisce e non ha senso confortarlo, mentre ogni uomo colma nella sua carne la passione del figlio di Dio (Col 1,24). E lui stesso, alle donne che lo piangevano, ha detto: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per me; piangete invece per voi stesse e per i vostri figli” (Lc 23,28).
Mi ha sempre fatto impressione quel prete che trascorreva ore e ore in chiesa a parlare con le statue e, quando usciva, era tanto carico che non riusciva a guardare in faccia e a salutare nessuno. E una volta è successo che un gruppo di giovinastri maleducati hanno forzato la porta della chiesa e, per rubare l’oro della Madonna, le hanno sfigurato il volto. Ha pianto e fatto un mese intero di riparazioni. Quando invece gli hanno raccontato che un giovane aveva violentato una ragazza, ha detto sospirando che sono cose che succedono; per ciò le ragazze farebbero bene a stare più a casa.
Io non dico che tutti quelli che fanno la Via crucis non hanno pietà per il prossimo che soffre. Dico che, partendo dalla compassione e dalla pietà per il prossimo che soffre, fare la Via crucis ha più senso e gusto.

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