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Nell'alba eterna
"Il
popolo che camminava nelle tenebre vide un gran chiarore; sopra gli
abitanti di quella che era stata una terra buia, si è accesa una
luce" (Is 9, 1). sono le parole di Isaia che la Chiesa legge la
notte di Natale e che abbiamo pensato di leggere, a nostro conforto,
nella liturgia di commiato di Rosalba Rossi, nella chiesa di Rodeano
Basso. perché in quel martedì 3 di gennaio, grande era la folla di
gente venuta da ogni parte a tenere compagnia a questa famiglia
splendida e provata ma ancora più grande era la commozione e il
dolore per una figlia, una moglie e una madre che chiudeva la sua
giornata terrena.
Profondo
era il buio nel cuore di Gianni, suo marito, che ha diviso con lei il
male e l'ospedale e che non ha potuto neanche essere presente per
darle l'ultimo saluto. Grande era il dolore dei figli, che dovevano
domandarsi il perché di tutto quel male che era piombato sulla loro
famiglia, che senso poteva avere, se mai aveva un senso, e che colpa
potevano avere per essere provati in quella maniera. Perché il
dolore fisico ti fa penare anche l'anima e il male del corpo ti fa
ammalare anche lo spirito. E ti vengono mille dubbi e ribellioni.
Immenso era il buio anche nel cuore dei fratelli di Villacaccia e
soprattutto di Amabile, la madre, che, come e più di Abramo, per la
seconda volta è stata chiamata a consegnare una sua creatura a colui
che è padrone della vita e della morte e che ci dà i figli, ma ci
ricorda che non sono nostri ma suoi.
Abbiamo
scelta la lettura di Natale anche per il fatto che, per i cristiani,
la vera natività non è quando si aprono gli occhi su questo mondo,
ma quando si chiudono e si nasce all'eternità. E la morte, questo
buio più denso di ogni scuro, viene illuminato dalla speranza, dalla
promessa, dalla sicurezza della resurrezione e dunque dalla luce che
non conosce tramonto.
E'
poco e ci sarebbe tanto da dire su questa madre premurosa e
affettuosa, su questa moglie che dimentica il suo male per vedere del
male del marito e di lui, che cerca di nascondere il suo male per non
impressionare e fare patire la moglie, una gara spasmodica di
sensibilità e di solidarietà. L'avevano chiamata Rosalba, nome che
ci richiama la luce che pone fine alla notte per iniziare una nuova
giornata e anche il colore delicato di questa ora unica dell'aurora.
Per dire che ogni creatura che nasce porta in famiglia la luce del
giorno e il colore delicato dell' amore. Ebbene Rosalba ha mantenuto
per tutta la vita il significato dal suo non, portando luce delicata
e serena a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarla e
di vivere con lei. E' entrata nell'alba eterna a 52 anni, perché ha
finito presto il suo solco, come uno che finisce prima dell'ora
perché ci ha dato sotto con più vigoria e passione.
Il
vangelo ci parla di Maria che "custodiva tutte queste cose
meditandole nel suo cuore" (Lc 2, 19) e dei pastori che
"tornavano indietro glorificando e lodando Dio per tutto ciò
che avevano sentito e visto" (v 20). Voglio sperare che la gente
che ha partecipato a questa esperienza di fede e di dolore saprà
meditare su di un caso così esemplare e racconterà di Carlo e Carla
che hanno saputo stare vicino con tanto cuore e tanta premura al
padre e alla madre malati. E questo va gridato a un mondo che ci
mostra solo famiglie allo sfascio e figli senza cuore.
A
Rosalba, che è nella luce, nella pace e nella vita, chiediamo di
regalarci una raggio di luce, un po' di pace e soprattutto la voglia
di vivere.
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