mercoledì 18 gennaio 2012

03 Avvocati dell' uomo






03 Avvocati dell' uomo



Le mie riflessioni, madri, sulla prepotenza di tanti preti hanno avuto due reazioni: ci sono stati quelli che mi hanno detto che lavoravo di fantasia e quelli che mi chiedevano come dovrebbe essere il prete. Alla prima questione mi è purtroppo facile rispondere: magari si trattasse di follie del prete matto di Basagliapenta! La seconde è più difficile, per il fatto che io non sono un esperto e che ogni persona, compreso il prete, ha un suo modo di vedere e di rapportarsi alla realtà.
Preferisco andare a interpellare la Bibbia, che mi ha accompagnato per tanti anni giorno e notte e contagiato.
Nel libro Santo, nel Pentateuco, ho trovato due pagine che mi hanno sbalordito. Presentano Dio cattivo e l’uomo buono; Jahvè indiavolato all’ultimo stadio e l’uomo che cerca di zittirlo e di farlo ragionare. Tutto il contrario di ciò che ci dovremmo aspettare.
Il primo fatto è riportato nel capitolo 18 della Genesi, dove Dio vuole punire i depravati di Sodoma e Gomorra e Abramo tratta con Lui come ogni buon sensale fa sul mercato. Per “non buttare via il giusto insieme col peccatore”, roba indegna di Lui, Dio pone come condizione di trovare almeno cinquanta giusti. Abramo e Dio sparavano numeri come due giocatori di morra e alla fine la vince Dio. Ma Abramo ha fatto la parte che gli competeva: difendere l’uomo.
Meno drammatico come forma ma non come contenuto è il caso riportato nel capitolo 32 dell’ Esodo, dove Dio, vedendo dall' alto del Sinai che laggiù a basso la gente sta saltando come una matta attorno a un vitello d’oro, dice a Mosè che è giunta l’ora di farli sparire. E Mosè ce la mette tutta per tranquillizzarlo e per non farsi ridere dal mondo. Fino a che riesce nell' intento di salvare il suo popolo caprone.
Questo è il compito del prete e del cristiano: di ricordare a Dio la nostra miseria. Non tanto per fare diventare buono Dio, che è già buono, ma per essere solidale con i suoi fratelli e ricordarsi e ricordare che la religione è soprattutto perdono e salvezza, prima che teologia e astrazione. Il posto dal prete è dunque quello di avvocato dell' uomo, che ha bisogno, più che avvocato di Dio, che non ne ha bisogno. e si farebbe ridere.
Abbiamo dimenticato che il “Parce, Domine”, prima che preghiera della gente peccatrice, è preghiera dei preti che piangono per la loro gente “fra l' entrata e l’altare”, come diceva il profeta Gioele (2,17)?.
Certi preti sono di “tradizione apostolica” perché , come Giacomo e Giovanni, vorrebbero solo vedere piovere giù dal cielo fuoco e fiamme sui samaritani di oggi. “Ma Gesù li sgrida” dice il vangelo (Lc 9,53-55), lui che, “nei giorni della sua vita su questa terra, ha offerto preghiere e suppliche con grandi grida e lacrime” (Eb 5,7-10).
Nella mia vita ho conosciuto preti che, dopo avere spaventato la povera gente, sono morti pieni di spavento perché che si rendevano conto per la prima volte di essere anche loro dalla parte degli imputati. Uno ha avuto il fegato di dire in predica il giorno delle ceneri: “Dio voglia che quelli che non sono qui stanotte a prendere la cenere, entro un anno vadano in cenere!”. per combinazione o destino, un mese dopo è morto lui, di incidente. Ero prete di nido.
Invece un altro diceva: “Signore, se li sopporto io da quaranta anni, non devi avere remissione con loro anche tu, che sei eterna pazienza e buon cuore?”. Quello sì che avrei voluto averlo per prete. Difatti, quando è morto, le donne piangevano, gli uomini a sgnarufavin e anche li ragazzi avevano il pavêr del naso bagnato di lacrime.


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