mercoledì 8 febbraio 2012

06 Centocinquantatre pesci




06 Centocinquantatre pesci

Il vangelo ci narra che Cristo si è palesato per la terza volta ai suoi discepoli sul mare di Tiberiade e ha fatto il regalo di una pesca straordinaria, addirittura da strappare le reti. Questo dopo una notte intera di inutile fatica. I pesci erano talmente tanti che i discepoli, nonostante tutta la loro stanchezza, non hanno resistito alla tentazione di contarli.  Ce n'erano cento e cinquantatre (Gn 21,11).
Io non ero presente. devo pertanto accettare la parola di Dio e partire da li per cercare il significato profondo. Gli esperti della fauna locale dicono che il mare di Tiberiade possiede parecchi pesci e di tante qualità. Sapete quante? Cento e cinquantatre. Questo per dire che i discepoli sono riusciti a prendere tutte le qualità di pesci. Come dire tutti i pesci.
Nella Svizzera romanza, a Zillis, c'è una bella chiesa romanica dell' XI secolo che tutti vanno a visitare per via del soffitto, diviso in ... cento e cinquantatre tasselli, con le storie della salvezza. E' diviso in nove righe di diciassette tasselli. Il nove e il diciassette sono numeri “perfetti”, cioè a dire che danno l'idea della totalità. Difatti il diciassette è  numero primo e il nove è formato da tre per tre.
Non sto dando i numeri. Sto cercando il significato. Che è  straordinario: Cristo ci salva tutti e nessuno è tanto cattivo da non potere esser preso dalla sua rete
Questa idea così “pasquale” l' avevamo ben presente anche in Aquileia, anche per via della radice alessandrina della nostra chiesa madre. Tanto chiara che, sul pavimento, hanno raffigurato i pescatori che pescano pesci differenti per forme e per profondità.
Come mai abbiamo perduto questa verità di fondo della Bibbia e della chiesa? Come mai ci permettiamo, noi poveri vermi, di dettare le condizioni per entrare nella rete di Cristo?
Anche io, a mio modo pescatore di uomini, provo a guardare nella rete del mio paese e del mondo. Dei pesci che mi capitano sotto mano dovrei scartare tutti quelli che non sono cattolici. Poi tutti quelli che non sono in regola con la dottrina sociale e politica della Chiesa, come i non democristiani e i democristiani contrari a Buttiglione. Poi dovrei scartare quelli che non vengono a messa ogni domenica, che non si confessano, che non sono a posto con la morale cattolica, i mal sposati, i bestemmiatori, gli imbroglioni, i bugiardi, gli egoisti, i fannulloni. Insomma resteremmo, a occhio, io e il sacrestano. E chi ha detto che io e il sacrestano siamo i migliori dal paese? Solo perché andiamo di più di tutti a messa?
A questo punto rimane solo da buttare via anche la rete e cambiare mestiere. Oppure tornare alla teologia consolante della nostra Aquileia, della rete che prende tutti i pesci.
Con questo non voglio dire che non esiste il male e che fare il male o il ben è  uguale. Dico che la rete della misericordia di Dio è tanto grande che prende dentro tutti gli uomini e tutta la storia. E che la Chiesa Cattolica, che deve essere salvata anche lei a ogni livello, non ha nessun titolo e diritto per scegliere i pesci da tenere e quelli da scartare. Questo lo faranno gli angeli di Dio, alla fine della storia (Mt 13,49).
Accettiamo la convivenza del mysterium iniquitatis e del mysterium salutis. E Lasciamo che Dio faccia ciò che è di  sua competenza ed esclusivamente  sua: creare, salvare, perdonare, ricreare. Lasciamo prendere i topolini ai gatti. A Valle c'era un vecchio che, quando un giovane gli faceva obbiezioni, rispondeva: “Non insegnare a babbo come baciare mamma!”. Accontentiamoci di fare bene la nostra parte di creature e che lui continui a fare quel mestiere di creatore e di Redentore che fa da sempre e per sempre.

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