16 Il miracolo della gattina cieca
Potrò
dimenticare ciò che ho visto pochi giorni addietro in un casale fuori
Nespoledo? Stavo curiosando in un grande cortile abbandonato quando ho udito un
miagolare piagnucoloso. Era un gattino grigiastro che, contento come una
Pasqua, correva rincorreva la gatta. Contento e sicuro. Con grande sorpresa e
dispiacere, mi sono accorto che gli occhi della gatta erano fissi, immobili. E
che era cieca. Ma appena mi sono avvicinato, la povera bestia si è nascosta
dentro una vecchia stanzaccia e il gattino dietro.
Lei
non vedeva e lui vedeva ma non vedeva i pericoli. Eppure la natura le ha dato
tanto il dono di “vedere” sufficientemente anche per la sua creatura, che per
riguardarla dai pericoli e avviarla lungo la
strada della vita.
Che
l’angelo del Signore li accompagni, come ha accompagnato Marianna di Invillino,
sposata a Verzegnis e rimasta cieca quando è nata la sua ultima figlia. Ed
è riuscita a vedere di lei, dei figli,
del marito, delle vacche e delle galline fino a novant’anni, quando il terremoto
l' ha fatta sloggiare. E’ morta centenaria.
Madri
cieche che riescono ad avere sufficientemente luce per fare da guida ai loro
figli in mezzo ai baracconi di questo mondo. Si dirà che sono un caso limite.
Dico però che, se anche abbiamo gli occhi del corpo, ognuno di noi in qualche
modo è cieco e si trova con la
responsabilità di guidare altre persone. Sto parlando dei genitori, dei
maestri, dei preti, degli educatori.
Chi
riesce a vedere a fondo il cuore delle persone che Dio gli ha consegnato? Chi
riesce a vedere chiara la strada da percorrere, dal momento che non è mai stata
percorsa e che ogni persona è un caso unico e irripetibile e dunque è sempre la
prima volta? Chi può dire di avere sempre dentro di se la luce sufficiente per
discernere tempi e situazioni?
Non
mi vergogno a dirlo, mi sono trovato più di una volta e di due come la gattina
cieca. Non vedevo niente ne dentro di me ne davanti a me. Parlo di quando ho
affrontato le operazioni e il male, di quando sono andato su prete a Valle e
Rivalpo e Trelli, giusto 27 anni or sono, di quando sono venuto giù a Basagliapenta, e sono
trascorsi oramai 13 anni, di quando mi sono trovato a tradurre la Bibbia. Per
non raccontare dei dubbi e delle paure della gente e delle situazioni tremende
che ti trovi ad affrontare e che ti chiedono una luce e una risposta. O almeno
un tentativo di risposta.
Eppure
ci sono riuscito, con una sicurezza di cui io per primo mi sono meravigliato,
per ripiombare subito dopo nella tenebre. perché la luce era per gli altri.
Come
me, ci sono riusciti ogni genitore con i figli, ogni medico con i malati,
ognuno che ha iniziato una attività o un lavoro mai fatto prima o aperta una
pagina nuova del quaderno della sua vita. Si arriva. Sempre. Basta che si
tratti di una situazione a cui ci ha portati la vita e non di una stupidaggine
o una sfida.
I
teologi le attribuiscono un nome preciso: la grazia dello “stato”. Che non è lo
stato italiano ma la situazione o “stato” in cui ci si trova a operare. Per
ogni strada e situazione si avrà la luce adeguata e sufficiente. Lo prevede la
natura. Ma io, nella mia ingenuità, preferisco pensare a Dio. E' Dio che ha creato la gattina e il gattino. E
quando ha permesso che lei diventasse cieca, si è impegnato a guardare anche
per lei, perché il gattino giunga all’età in cui dovrà affrontare da solo la
vita.
Signore,
se tu hai pietà dei gattini, non devi
avere pietà anche di noi, che siamo più cattivi ma che dobbiamo affrontare prove e garbugli ben più grandi?
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