mercoledì 18 aprile 2012

16 Il miracolo della gattina cieca


16 Il miracolo della gattina cieca

Potrò dimenticare ciò che ho visto pochi giorni addietro in un casale fuori Nespoledo? Stavo curiosando in un grande cortile abbandonato quando ho udito un miagolare piagnucoloso. Era un gattino grigiastro che, contento come una Pasqua, correva rincorreva la gatta. Contento e sicuro. Con grande sorpresa e dispiacere, mi sono accorto che gli occhi della gatta erano fissi, immobili. E che era cieca. Ma appena mi sono avvicinato, la povera bestia si è nascosta dentro una vecchia stanzaccia e il gattino dietro.
Lei non vedeva e lui vedeva ma non vedeva i pericoli. Eppure la natura le ha dato tanto il dono di “vedere” sufficientemente anche per la sua creatura, che per riguardarla dai pericoli e avviarla lungo la  strada della vita.
Che l’angelo del Signore li accompagni, come ha accompagnato Marianna di Invillino, sposata a Verzegnis e rimasta cieca quando è nata la sua ultima figlia. Ed è  riuscita a vedere di lei, dei figli, del marito, delle vacche e delle galline fino a novant’anni, quando il terremoto l' ha fatta sloggiare. E’ morta centenaria.
Madri cieche che riescono ad avere sufficientemente luce per fare da guida ai loro figli in mezzo ai baracconi di questo mondo. Si dirà che sono un caso limite. Dico però che, se anche abbiamo gli occhi del corpo, ognuno di noi in qualche modo è  cieco e si trova con la responsabilità di guidare altre persone. Sto parlando dei genitori, dei maestri, dei preti, degli educatori.
Chi riesce a vedere a fondo il cuore delle persone che Dio gli ha consegnato? Chi riesce a vedere chiara la strada da percorrere, dal momento che non è mai stata percorsa e che ogni persona è un caso unico e irripetibile e dunque è sempre la prima volta? Chi può dire di avere sempre dentro di se la luce sufficiente per discernere tempi e situazioni?
Non mi vergogno a dirlo, mi sono trovato più di una volta e di due come la gattina cieca. Non vedevo niente ne dentro di me ne davanti a me. Parlo di quando ho affrontato le operazioni e il male, di quando sono andato su prete a Valle e Rivalpo e Trelli, giusto 27 anni or sono, di quando  sono venuto giù a Basagliapenta, e sono trascorsi oramai 13 anni, di quando mi sono trovato a tradurre la Bibbia. Per non raccontare dei dubbi e delle paure della gente e delle situazioni tremende che ti trovi ad affrontare e che ti chiedono una luce e una risposta. O almeno un tentativo di risposta.
Eppure ci sono riuscito, con una sicurezza di cui io per primo mi sono meravigliato, per ripiombare subito dopo nella tenebre. perché la luce era per gli altri.
Come me, ci sono riusciti ogni genitore con i figli, ogni medico con i malati, ognuno che ha iniziato una attività o un lavoro mai fatto prima o aperta una pagina nuova del quaderno della sua vita. Si arriva. Sempre. Basta che si tratti di una situazione a cui ci ha portati la vita e non di una stupidaggine o una sfida.
I teologi le attribuiscono un nome preciso: la grazia dello “stato”. Che non è lo stato italiano ma la situazione o “stato” in cui ci si trova a operare. Per ogni strada e situazione si avrà la luce adeguata e sufficiente. Lo prevede la natura. Ma io, nella mia ingenuità, preferisco pensare a Dio. E'  Dio che ha creato la gattina e il gattino. E quando ha permesso che lei diventasse cieca, si è impegnato a guardare anche per lei, perché il gattino giunga all’età in cui dovrà affrontare da solo la vita.
Signore, se tu hai pietà dei gattini, non  devi avere pietà anche di noi, che siamo più cattivi ma che dobbiamo  affrontare prove e garbugli ben più grandi?

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