32 Mani sante e
venerabili
Un
anno, padre Pellegrino Ernetti, cantore di Aquileia, esperto di
musica e di liturgia e uomo di alta spiritualità, ci
ha organizzato un ritiro a Zuglio sul primo canone della Messa,
quello “romano” che lui chiamava “aquileiese”. Ho ancora nel
cuore la voce e l'ispirazione che ha ripetuto più volte: “In
sanctas ac venerabiles mani
suas”.
Da
quella volta, giunti alla consacrazione,
ricordo sempre con commozione le mani “sante e venerabili” del
Signore nel suo atto di
raccogliere il pezzo del pane il calice del vino.
Ho
un'idea delle mani del Signore. mani sempre spalancate sui dolori
della povera gente; mani che accarezzavano il bambino ignaro e
innocente; mani che si alzavano verso il cielo ogni volta che parlava
del padre; mani che mostravano il latte, gli uccelli del cielo, i
fiori del prato ogni volta che cercavano, con la parabola, di darci
un'idea del mistero del regno; mani che si alzavano nella preghiera
silenziosa e intenta durante la notte; mani che contraccambiavano con
amore vero, anche se ferito, l'abbraccio traditore di Giuda; mani
inchiodate e insanganate sul legno infamante della croce; mani
abbandonate e immobili nel grembo della madre addolorata; mani
luminose che si aprono per augurare la pace della resurrezione e per
aiutare la fede incerta e curiosa di Tommaso.
Le
mani di Cristo sono sante e venerabili perché le ha adoperate bene,
come sono santi i piedi di quelli che annunciano la pace.
Dunque
chi adopera bene le mani, possiede mani sante e venerabili. Anche se
non sono candidide o consacrate.
Mani
sante e venerabili di ogni madre, che hanno lavato, stretto,
accarezzato, consolato, schiaffeggiato i figli quando se lo
meritavano. Mani sante e venerabili dei padri, indurite dagli anni e
dalla fatica, che tanto danno e poco prendono. Mani sante dei
vecchi, con quelle screpolature profonde come solchi, aperte come un
libro in cui si può leggere la storia gloriosa e amara di una vita
di stenti. Mani tremanti e deformate che hanno contato più grani di
corona del rosario che soldi e per questo più venerabili.
Mani
sante dei bambini che aprono il libro e il quaderno, per scrivere la
storia delle nuove generazioni. Mani venerabili dei giovani che si
stringono con affetto, per affrontare insieme l’avventura della
vita.
Mani
sante e venerabili dai contadini e degli operai, dei medici e delle
infermiere, delle donne di casa e di quelli che lavorano per aiutare
il mondo. Mani sante che aprono la porta al povero, al forestiero, al
pellegrino e al disperato. Mani sante che non hanno tempo di
asciugarsi il sudore e le lacrime perché devono asciugare altri
sudori e lacrime.
Queste
sono le mani che io vedo attorno a me e che non stonano per niente
vicino alle mani sante e venerabili di Cristo, come il loro
sacrificio non stona ma anzi completa il grande sacrificio e la
grande preghiera di laude del Signore
celato nel sacramento.
E
come l’angelo del Signore
porta sull' altare del cielo l’offerta di Cristo, così porta sù
quella messe lunga e grande che il nostro popolo sta celebrando nella
sua storia.
Con
questo spirito io vado a dire messa e con questa luce guardo la vita
della mia gente, del popolo sacerdotale che nelle case e nelle
situazioni di ogni giorno loda il Signore.
Lo
so che ci sono anche mani nè sante nè venerabili. Ma sono convinto
che la forza del sacrificio di Cristo e con Cristo è più forte.
Come che l’amore è più forte della cattiveria. Altrimenti non
saremmo qui a raccontarla.
Nessun commento:
Posta un commento