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Martino, un Santo intelligente
Fra
tutti i santi del calendario, i friulani hanno segnato nella loro
memoria San Martino, ricordato l' 11 di novembre Anche se non è un
ricordo tutto positivo. Difatti, in occasione della sua festa, si
dovevano preparare i soldi dell' affitto, che non c'erano, per
portarli al padrone, che non ne aveva bisogno ma che non intendeva
imitare il Santo spartendo la sua abbondanza col povero mendicante. I
padroni ti cacciavano fuori e dovevi trovarti un tetto, “fare San
Martino”. Una tragedia che andava ad aggravare altre tragedie.
Martino,
vescovo e cavaliere (si tratta di due tradizioni legate fra loro), è
collegato anche all' “estate di San Martino”, l’ultimo raggio
di tepore prima del grande freddo. Il Santo avrebbe fatto il miracolo
per sè, per dare un braccio di fieno al suo cavallo. altri dicono
che lo ha fatto per le donne povere e sole, per aiutarle ad
affrontare con meno disperazione l’inverno. Difatti si parla anche
di “estate delle vedove” e, guardando l’anagrafe, credo che
pochi santi abbiano un esercito di devote come lui.
Martino
mi piace perché è il titolare della pieve del mio prima amore,
Rivalpo e Valle, dove proprio in quel giorno, nel fatidico e fatale
’68, ho fatto l’ingresso ufficiale. Ma il nome mi richiama
anche un personaggio unico, Martin Lutero, quello che è
andato in rotte con la Chiesa romana perché la voleva più povera,
bella, libera, più dipendente dalla parola e dalla grazia di Dio che
non dalla parola e dal favore dei grandi.
Ma
torniamo all'iconografia ufficiale, quella del mantello e del cavallo
e della spada. E' la traduzione plastica del vangelo, che dice di
volere bene al prossimo come a se stesso. Difatti Martino ha
ragionato (una carità che non ragiona è cieca e non giova a
nessuno): “Se mi tengo tutto il mantello per me sono somaro; se lo
do tutto a lui sono stupido”. Se non era giusto che rimanesse nudo
il povero, non era neanche giusto che rimanesse nudo lui. solo
dividendolo a metà si poteva salvare e la carità e la dignità.
Possibile
che un principio così savio e santo non può valere anche per i
friulani, come cittadini del mondo e di Dio? Nella nostra storia
millenaria non abbiamo mai potuto dividere ma sempre regalare e
lasciare. Abbiamo dovuto solo dividere i debiti e i danni, mai gli
utili e i benefici. Per essere cattolici abbiamo dovuto perdere
patriarcato e patrimonio liturgico e culturale. Per essere italiani
abbiamo perduto faccia, lingua e portafoglio. Per essere patrioti
abbiamo dovuto sorbirci ogni sorta di limitazioni e schiavitù. Per
salvare Trieste ci hanno
schiacciato; una regione imbastita in maniera scandalosa e
intollerabile.
E
tutti a farci la predica e a insegnarci i nostri doveri e i diritti
degli ospiti. Difatti se in chiesa, a scuola, a una riunione
interviene uno stupido di italiano, la prima cosa che si deve fare è
quella di favorirlo cambiando lingua. Ma un popolo che non ha stima
di sè non può e non ha diritto di aiutare quegli altri. Un popolo
nudo o spogliato può spartire solo i pidocchi, che nessuno vuole
avere.
San
Martino, dacci una santità intelligente o una intelligenza santa.
Non ti chiediamo una spanna di mantello. Ci accontentiamo di una po'
di cervello e di dignità. Perché un Paradiso di stupidi fa venire i
brividi solo a pensare di andarci.
Per
intanto San Martino un primo raggio di sole ce
l' ha regalato. In Carnia la gente ha iniziato a urlare che è
stanca e nauseata di uno stato brigante.
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