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Nell'osteria del mondo
I
due discepoli di Emmaus, col loro camminare stanco e avvilito, ci
hanno regalato una dalle pagine più illuminanti dal vangelo. perché
sono lo specchio della realtà di ogni tempo. In ogni tempo e su ogni
strada c'è gente che va avanti più per scommessa che per voglia,
carica di problemi e col cuore che piange.
E
Cristo si è accompagnato con loro come un uguale che palesa una
realtà e ne nasconde una più profonda. Difatti loro non erano in
grado di riconoscerlo. Ma anche ognuno di noi è un mistero
impenetrabile e dobbiamo accettare di fermarci alla facciata, alla
voce dell' uomo, senza potere andare a vedere la realtà completa
della sua anima.
Dio
non si vede ma si sente l’effetto della sua presenza. Come il
vento, lo “spirito”, che non si vede ma si vedeno muoversi le
foglie.
La
presenza di Cristo è una presenza che scalda, a livello di cuore non
di speculazione. Difatti essi sentono che gli arde il cuore, perché
Dio è amore, non ragionamento.
Un
amore che anche spiega. Ma partendo dalle Scritture, che dimostrano
l’operare di Dio nella storia. Un operare che rinasce alla vita
solo passando attraverso la morte e alla gloria solo passando
attraverso la passione. Una strada che la nuda razionalità, a pieno
diritto, non accetta. Per questo abbiamo bisogno anche della fede e
dalla Scrittura per “spiegare” la storia.
Ma
di questo pezzo mi piace soffermarmi a due particolari. Il forestiero
chiede: “Che discorso facevate fra di voi?”. già! Di cosa
parlano i preti quando si trovano, i politici, i lavoratori, gli
studenti, le madri e i padri di famiglia? Difatti si parla di ciò
che ci sta più a cuore. E
a noi friulani cosa ci sta
più a cuore, oltre che parlare di calcio, di soldi, di roba, di
dolenzie?
I
discepoli erano afflitti perché si erano illusi. Per non avere
delusioni, non si dovrebbe farsi illusioni. Ma si può vivere senza
una illusione, un sogno, una pazzia? E quando uno alla volta crollano
i nostri castelli di carta, possiamo rinunciare a tornare a
imbastire, magari imprecando, un nuovo castello?
I
due amici, senza nome, per rappresentare tutti i nomi, forzano il
Signore a entrare con loro
perché si stava avvicinando la notte. Una notte e un buio che non
possono essere solo astronomici.
Lo
forzano a entrare nella osteria. Ma non c'è sufficientemente gente
nell'osteria? Non sono il vino e la compagnia che tolgono ogni paura
e malinconia?
Intanto
nessun bicchiere di vino o bicchierino di grappa hanno mai sciolto
nessun problema. L’alcol non riesce a scaldarti il cuore e a darti
pace. E tanto meno la compagnia occasionale e la folla. Più grande è
l'osteria e più ci si sente da soli. Basta andare su di un
marciapiede di metropoli o uno stadio o una discoteca. L’uomo ha
bisogno di rapporti personâi, a tu per tu, non massificanti. La
televisione può darti l' illusione di una presenza in mancanza di
meglio, come un fiore di plastica a un tacagno o disperato che non
riesce ad acquistare uno vero.
Cristo
entra nell'osteria del mondo perché li è più forte l' illusione
della compagnia e dunque più tremenda la sensazione della
solitudine. Nessuna confusione o droga o bevanda può sostituire la
presenza discreta del “forestiero” che si siede con noi, in un
angolo, a spezzare insieme con noi il pane e della solitudine che
riempie di tenebre la nostra anima e la nostra vita. Tutte le osterie
del mondo messe assieme non arrivano a scaldarti il cuore se non hai
vicino anche Cristo, compagno discreto e insostituibile dell' uomo.
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