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Trasfusioni
La
nostra piccola comunità ha vissuto una grande giornata: il perdono
del Rosario e il 35mo dei donatori di sangue. Una festa doppia ma
unificata da quella armonia fra corpo e anima, fra vita spirituale e
vita materiale che non deve mai mancare, come non manca nei quindici
misteri di Cristo e di Maria.
Guardando
il coro addobbato da 42 bandiere, le vedevo come un grande rosario,
fatto con i grani della solidarietà. E mentre alzavo il calice col
vino, non potevo non pensare che il sangue dato dalla nostra gente è
un segnale ancora più significativo e luminoso del mistero. Un
mistero, quello dal sangue di Cristo e dei donatori, dove scompare
ogni aspetto cruento per lasciare spazio all' amore. Non si può dare
qualcosa di sè, che è il regalo più vero, senza amore.
I
friulani hanno sempre dato il sangue. O in guerra o per il mondo o
anche in casa. Più che dato, gli e l'hanno tolto, succhiato come le
sanguisughe. Per questo credo che il nostro popolo, con tutti i suoi
difetti e la “normalizzazione” di questi anni sul modello
italiano, sia in debito nei confronti di uno stato che lo munge senza
misura e senza creanza, facendo divierei le spese e i doveri di
solidarietà ma non i vantaggi e i diritti di parità.
A
questi fratelli, cristiani di fatto, anche se non sempre di nome, gli
direi che la più grande speranza per un popolo è il popolo stesso e
che, per tanto confusa sia la situazione, quello che ha voglia di
fare il bene può farlo anche oggi. Grazie allora per le trasfusioni
di sangue, che cercano di riportare salute a un corpo malato.
Ma
la salute è qualcosa di più grande e profondo dell'essere a posto
coi valori del colesterolo e con i trigliceridi. Anche il maiale,
beato, scoppia di salute. Per questo dico che, oltre alle trasfusioni
del sangue, servono, per tutti noi, altre trasfusioni.
Per
esempio trasfusioni di cultura. Un popolo che non riesce a mettere,
nel carrello colmo della spesa, anche un libro o che non ha tempo di
conoscere, stimare, tramandare la sua cultura, storia, lingua,
esperienza, non è sano. O è sano solo nel corpo e dunque in
pericolo di essere adoperato come un somaro, che si preferisce sano.
Un popolo che non adopera la sua testa, viene adoperato.
Ma
anche trasfusioni di preghiera, di contemplazione, di riflessione, di
profondità. Preghiamo troppo poco e in famiglia abbiamo il terrore
di fermarci un attimo a pregare, a leggere una riga di vangelo, a
scambiarci pensieri spirituali. E neanche in chiesa sentiamo il senso
della essenzialità, dell'eternità, del mistero, di quel Supremo che
ha sempre radrizzato la nostra storia e la nostra coscienza.
E
servono anche trasfusioni di affetto, di solidarietà, di santo
interesse gli uni per gli altri, iniziando dai tanti che muoiono di
solitudine in mezzo alla folla anonima.
Aggiungerei,
se mi è permesso, anche una trasfusione di coraggio, di ottimismo,
di speranza. Un popolo come il nostro, che ne ha viste e vissute di
ogni colore ed è andato in crisi più con i soldi che con i debiti,
più con i lussi esagerati e inutili che con la povertà dignitosa,
non può avere paura se le cose si aggiusteranno, se si tornerà ad
avere i soldi contati. Rimane, intatta, la libertà dello spirito,
della fantasia, dell' ingegno, tutte perle nostrane che sembrano
sparite.
Che
la Madonna faccia il miracolo di legare tutta la nostra gente col
filo della speranza e dell'amore come una immensa corone. Allora il
nostro vocchio tornerà limpido e anche il cuore sentirà un bel
tepore.
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