mercoledì 3 ottobre 2012

40 Trasfusioni

40 Trasfusioni
La nostra piccola comunità ha vissuto una grande giornata: il perdono del Rosario e il 35mo dei donatori di sangue. Una festa doppia ma unificata da quella armonia fra corpo e anima, fra vita spirituale e vita materiale che non deve mai mancare, come non manca nei quindici misteri di Cristo e di Maria.
Guardando il coro addobbato da 42 bandiere, le vedevo come un grande rosario, fatto con i grani della solidarietà. E mentre alzavo il calice col vino, non potevo non pensare che il sangue dato dalla nostra gente è un segnale ancora più significativo e luminoso del mistero. Un mistero, quello dal sangue di Cristo e dei donatori, dove scompare ogni aspetto cruento per lasciare spazio all' amore. Non si può dare qualcosa di sè, che è il regalo più vero, senza amore.
I friulani hanno sempre dato il sangue. O in guerra o per il mondo o anche in casa. Più che dato, gli e l'hanno tolto, succhiato come le sanguisughe. Per questo credo che il nostro popolo, con tutti i suoi difetti e la “normalizzazione” di questi anni sul modello italiano, sia in debito nei confronti di uno stato che lo munge senza misura e senza creanza, facendo divierei le spese e i doveri di solidarietà ma non i vantaggi e i diritti di parità.
A questi fratelli, cristiani di fatto, anche se non sempre di nome, gli direi che la più grande speranza per un popolo è il popolo stesso e che, per tanto confusa sia la situazione, quello che ha voglia di fare il bene può farlo anche oggi. Grazie allora per le trasfusioni di sangue, che cercano di riportare salute a un corpo malato.
Ma la salute è qualcosa di più grande e profondo dell'essere a posto coi valori del colesterolo e con i trigliceridi. Anche il maiale, beato, scoppia di salute. Per questo dico che, oltre alle trasfusioni del sangue, servono, per tutti noi, altre trasfusioni.
Per esempio trasfusioni di cultura. Un popolo che non riesce a mettere, nel carrello colmo della spesa, anche un libro o che non ha tempo di conoscere, stimare, tramandare la sua cultura, storia, lingua, esperienza, non è sano. O è sano solo nel corpo e dunque in pericolo di essere adoperato come un somaro, che si preferisce sano. Un popolo che non adopera la sua testa, viene adoperato.
Ma anche trasfusioni di preghiera, di contemplazione, di riflessione, di profondità. Preghiamo troppo poco e in famiglia abbiamo il terrore di fermarci un attimo a pregare, a leggere una riga di vangelo, a scambiarci pensieri spirituali. E neanche in chiesa sentiamo il senso della essenzialità, dell'eternità, del mistero, di quel Supremo che ha sempre radrizzato la nostra storia e la nostra coscienza.
E servono anche trasfusioni di affetto, di solidarietà, di santo interesse gli uni per gli altri, iniziando dai tanti che muoiono di solitudine in mezzo alla folla anonima.
Aggiungerei, se mi è permesso, anche una trasfusione di coraggio, di ottimismo, di speranza. Un popolo come il nostro, che ne ha viste e vissute di ogni colore ed è andato in crisi più con i soldi che con i debiti, più con i lussi esagerati e inutili che con la povertà dignitosa, non può avere paura se le cose si aggiusteranno, se si tornerà ad avere i soldi contati. Rimane, intatta, la libertà dello spirito, della fantasia, dell' ingegno, tutte perle nostrane che sembrano sparite.
Che la Madonna faccia il miracolo di legare tutta la nostra gente col filo della speranza e dell'amore come una immensa corone. Allora il nostro vocchio tornerà limpido e anche il cuore sentirà un bel tepore.

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