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Una legge di libertà
Il
libro dell'Esodo è un libro fondamentale nella storia del popolo
ebraico. Di fatto si pensa che sia stato realizzato per primo e solo
a partire da lì si dipana la coscienza e la storia del popolo
ebraico liberato della sottomissione al faraone. Non è un caso che,
proprio in questo libro della liberazione, venga riportato il fatto
di Mosè che, sulla montagna del Sinai, riceve dal Signore
le "dieci parole" o "comandamenti" (Es 20,
1-17).
Perché
Dio, dopo avere nutrito il suo popolo con le quaglie e la manna e
dopo avere spento la sua sete con l'acqua della roccia, fa anche il
regalo della legge? Perché, "l'uomo non vive solo di pane e, ma
di tutto ciò che esce della bocca del Signore" (Dt 8, 3). E la
parola di Dio, la sua legge, è "un faro" per il suo piede,
"una lanterna" per il suo sentiero (Sal 119, 105). Dio
regala la sua legge prima che il popolo giunga nella terra della
promessa perché non si può pensare di costruire una struttura
familiare, sociale, politica, economica se prima no si ha ben chiaro
ciò che si intende fare. Come le fondamenta vengono prima della
casa e la tengono salda. Pensare che una comunità locale, statale,
internazionale possa tenere duro e maturare senza una legge, una
etica, uno spirito, è una illusione che si pagherà con lacrime di
sangue. I rabbini aggiungono che la legge è stata data nel deserto,
luogo di nessuno, per dire che la legge di Dio o legge naturale non è
esclusiva di un popolo ma è fatta, nella sua essenzialità, per
tutti i popoli, che possono farne un punto di riferimento e di
colleganza.
Ma
torniamo al concetto di libertà e di legge. Come mai Dio, nel
momento in cui il suo popolo assaggia la libertà, si affretta a
dargli le regole, le coordinate, i principi? Legge e libertà non
sono in contrasto, in opposizioni, perché la legge mi toglie la
libertà? E' una obiezione si sente dire tuttora e si sentirà dire
sempre di più in questi tempi di "auto realizzazione" e di
emancipazione da ogni forma di trascendenza. Al punto che, per tanti,
la libertà è proprio la possibilità di sfidare, di contrastare la
legge. Sono libero proprio perché posso andare contro la legge, a
partire della legge morale e religiosa.
In
realtà non è così. Perché la legge è un regalo per l'uomo, come
è per il viandante la segnaletica o il parapetto. sono messi per
aiutarmi a restare in strada, a non uscire, a non perdermi. La prima
libertà non è fare il male e tutto ciò che è proibito, ma stare
guardati dal male e scegliere le cose belle e buone. La libertà è
come la salute. Si nutre di robe positive. La malattia è una
limitazione per l'uomo, come il peccato è una diminuzione. L'uomo
sano, che non conosce il male, non è un disgraziato ma un fortunato.
Così l'uomo che non conosce la cattiveria, l'egoismo, il male e il
disordine morale non è un uomo mancato, ma un uomo rifinito,
completo. E questo vale anche nel campo sociale. Liberarsi dal
faraone, dal prepotente, dal tiranno può essere facile e
gratificante. Ben più importante però è liberarsi di quel faraone
che ci comanda, ci
umilia, ci condiziona, ci
ricatta, ci paralizza
dall'interno. Quel faraone, quel potere cattivo e corrosivo che si
chiama il male. La storia,
anche recente, ci ha
dimostrato che non basta cacciare via un padrone, un sistema
totalitario, per essere liberi. Bisogna liberarsi ogni giorno della
parte negativa di se stessi. Più sei libero mediante la legge morale
e più sarai forte nel resistere alla prepotenza degli altri. La
legge morale è la strada e la condizione per la libertà
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