mercoledì 13 aprile 2011

14 I miei giovani, così lontani e così vicini


14 I miei giovani, così lontani e così vicini

In questo momento, e sempre, il mio affetto pensieroso va ai miei giovani di Basagliapenta e di Rivalpo e Valle e Trelli e agli altri che che ho conosciuto nella mia vita.
Siamo giunti velocemente a metà Quaresima e ci stiamo avvicinando al mistero rivoluzionario della Pasqua ma non vedo nei miei giovani tutto quell’interesse e partecipazione che si avrebbe diritto d’attendersi. Ho l’impressione che il fatto non li sconcerti per nulla.
Per non rimanere da solo con la mia pena, vado a dare un’occhiata al mondo della scuola. Anche qui c’è disinteresse generale. Passo attraverso la baracca della politica e le cose, se fosse possibile, sono ancora più desolanti. Per farla breve, sembra che i giovani non abbiano più passione per nulla, un generazione di persone che inghiottisce mode e soldi e idoli senza dare un contributo alla società.
La strada più comoda, e più banale, sarebbe quella di unirmi al coro generale che soffoca la gioventù con gli epiteti più brutti e con i giudizi più impietosi.. ma non è giusto e soprattutto non abbiamo nessun diritto di giudicare questa generazione ”cattiva e traditrice” (Mt 16,4) perché la cattiveria più grande e il tradimento più sporco lo abbiamo fatto noi prima di loro. Dinnanzi all’adulterio che i giovani stanno facendo nei confronti del nostro mondo così corretto, cattolico e benpensante, devo ripetere le parole del Signore: “chi fra voialtri è senza peccato, scagli la prima pietra” (Gv 8,8). E allora vedremo allontanarsi, uno dopo l’altro, il genitore, il prete, il maestro, il politico etc, etc…
Quando urliamo che non hanno valori, non facciamo altro che dare loro la responsabilità del nostro peccato. Perché i giovani, con il loro comportamento, sono lo specchio del nostro peccato.
Loro non hanno valori, ma noi li avevamo e li abbiamo persi o venduti o sepolti. Noi avevamo un’esperienza di povertà, essenzialità, paese, cultura, lingua, musica, religione, concezione della vita. Erano il nostro tesoro, da tramandare alle nuove generazioni, e la “roba” e i “soldi” ci hanno preso tanto al punto che abbiamo lasciato cadere le perle spirituali.
Non voglio con questo condannare senza appello la nostra generazione. Probabilmente abbiamo creduto di fare bene. In pratica però abbiamo fatto una scelta parziale, sacrificando l’”essere” al’ “avere”. E questo non ci permette di fare prediche.
Ma se i genitori non hanno troppo diritto a fare prediche, ne hanno ancora meno diritto i preti, i maestri e i politici, che avevano a loro disposizione più tempo e mezzi ed erano pagati per questo. Quelli hanno addirittura perso l’autorevolezza, che darebbe il primo diritto a fare la ramanzina.
Si può benissimo rifarsi al caso di Pinocchio e pensare che la gioventù è l’età della pazzia, che si aggiusta col tempo. Qui però c’è qualcosa di più profondo. C’è una generazione intera che passa diritta davanti alla chiesa, non si sogna di sfogliare un libro ed è nauseata dalla politica. Si può tirare in ballo l’edonismo e il consumismo e tutti gli ismi di questo mondo, ma si tratta di uno schiaffo maiuscolo alla Chiesa, alla scuola, alla politica, a tutti i livelli.
Cosa possiamo fare? Vergognarci, pentirci, recuperare in amore ciò che non abbiamo saputo fare in intelligenza. Un amore umile e paziente, di peccatori e non da maestri. Facciamo luce sul mondo religioso, culturale e sociale e anche i giovani, così lontani, ma così vicini al nostro cuore, ritorneranno. Come le falene attratte dalla luce. E il Dio del perdono abbia pietà dei padri e dei figli e aggiusti gli errori della nostra e di ogni generazione.

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