venerdì 22 aprile 2011

16 Mandi, passerotti, e buona fortuna!


16 Mandi, passerotti, e buona fortuna!

Il Signore, nella sua liberalità, mi ha fatto giungere in una casa con un grande cortile, un bell'ippocastano nel mezzo, e prato da vendere e le mie giornate iniziano e terminano con le lodi e i vespri cinguettati dagli uccellini.
In questo grande spazio, che tutti i bambini invidierebbero, ho appeso sui rami dell'ippocastano due casette. E lì regolarmente, per tutto l’inverno, passo a buttare scodelle e scodelle di miglio, frumento, mais macinato e girasoli. Perché le bestioline possano affrontare i rigori della stagione senza grandi fastidi, loro che “non seminano, non mietono, non ammucchiano nel granaio”. (Mt 6, 28). Nonostante ciò, non hanno mai perso né il piacere di cinguettare né di mangiare. Perché, anche se loro non lo sanno, il Padre celeste li mantiene. A dir la verità sono io che li mantengo, ma perché ho trovato altre persone che vedono di me e Dio che vede e provvede a questa gente. È la catena della Provvidenza, più seria di quella di Sant’Antonio.
Sicché dunque ogni giorno, con la pioggia, la nebbia e il ghiaccio, una trentina di passerotti, assieme a qualche sirant, si sono trasferite nel mio albergo, spesate di tutto. E io trascorrevo le giornate a guardarle saltellare sui rami, a litigare fra loro per entrare per primi nella casetta, o anche per becchettare sotto l’albero, come tante galline . Ogni tanto arrivavano anche le tortorelle e il quadro sarebbe stato paradisiaco, se non fossero arrivati i gatti, anche loro cittadini affettuosi della canonica.
Da un po’ di tempo a questa parte il mio lavoro è calato di colpo: la casetta non veniva svuotata con la velocità di sempre e anche i passerotti, man mano che aumentava il tepore e l’erba, hanno preso il largo. Qualche ciuffo di tarassaco o filo d’erba o seme riescono a procurarselo dappertutto e non hanno più bisogno del pievano.
Non sarei sincero se non dicessi che all’inizio ho provato un po’ di delusione e una punta di avvilimento. “Guarda – mi sono detto – fino a quando avevano bisogno non hanno saltato un giorno e ora non sanno nemmeno dov’è la canonica”. Un ragionamento umano, ma tanto limitato e poco intelligente. Non posso pensare che Dio abbia creato i passeri per far compagnia a un povero prete e dare vita a una vecchia canonica. Se mai il contrario. Si può provvedere per loro quando non ci arrivano, ma solo per aiutarli a giungere al momento in cui si arrangiano da soli, Difatti, ora sono cresciuti, e hanno avuto tanta intelligenza da disimpegnarmi. La dipendenza deve restare un gradino nella vita, non può diventare una regola.
Mandi, passerotti benedetti, e buona fortuna! Ora che mi sono liberato di loro, posso utilizzare il tempo per altre cose, per esempio per il giardino e per l’orto, infatti è giunto il momento di trapiantare, irrigare. Ritorneranno, se saranno vivi, e io ritornerò a nutrirli, se sarò vivo. Per ora mi rimane l’orgoglio di averli aiutati e di sapere che si arrangiano.
Di ragionamento in ragionamento, ho pensato alla Chiesa, che per tanto tempo ha nutrito e sostentato e ora si lamenta che la gente non la frequenta. E anche a tanti genitori , che non vedono più aprirsi la porta di casa ed entrare i figli. Nel lamento di tanti preti però ho notato più rabbia che dolore; in quello dei genitori più dolore che rabbia. La differenza sta nell’amore, porta alla strada della libertà.

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