sabato 30 aprile 2011

19 Poca voglia di Esodo in Friuli


19 Poca voglia di Esodo in Friuli

Anche il mio gatto sa che la prima Pasqua è accaduta in Egitto e che la Bibbia narra questo “passaggio” di Jahvè e del suo popolo nel libro dell’Esodo. Nessuna meraviglia quindi che nella “lectio continua” della Bibbia il mio gruppo mattutino, scelga questo libro fondamentale, con una parola di commento.
Quando racconto loro dei bimbi ebrei condannati a morte dal faraone, mi accorgo che le mie fedeli si risentono che la schiavitù è un’opera diabolica, come le barbarità a cui si può assistere in questi giorni nel bel film di Schlinder e della sua lista di ebrei salvati dall’Olocausto di Auschwitz.
I conti non tornano quando cerco di attualizzare l’Esodo , perché non diventi una cosa morta e sepolta. Terminato di leggerlo, finisce anche la commozione e l’interesse si sposta dalle sabbie del deserto alle aiuole dell’orto ancora indietro. E mi chiedo:”Come mai il popolo ebreo aveva tanta voglia di liberazione al punto d’affrontare il cielo e i rischi per spezzare le catene che lo tenevano legato e i friulani non si scompongono per la loro sottomissione?”
Domanda interessante e inquietante, che merita una risposta.
Prima di tutto non si deve tirare troppo in ballo la Bibbia, per non cadere in un fondamentalismo stupido. L’esperienza degli ebrei, storicamente conclusasi, posso solo prenderla come una parabola dell’operare di Dio. E qui ha inizio un bel lavoro per analogia. Non so se ci riuscirò; chiedo di non essere condannato per averci tentato.
Le differenze di fondo tra il libro dell’Esodo e i friulani per me sono queste.
Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è un Dio che spinge gli oppressi ad abbandonare il faraone e a migrare. Il nostro Dio, o almeno colui che così ci è stato presentato, ha sempre insegnato ai poveri a sopportare e a inghiottire in attesa del premio nell’aldilà. Un Dio a difesa dello status quo, più che il Dio rivoluzionario della Bibbia.
Gli ebrei avevano contro di loro il faraone, con un volto ben definito, da cui proteggersi e a cui ribellarsi, i nostri faraoni sono sempre più di uno e non ci mostrano mai la loro ghigna, perciò non si sa mai da che parte sparare, anche perché sono galeotti. Invece di uccidere il popolo, preferiscono legarci con catene spirituali e culturali, che non ci procurano dolore fisico, ma ci scannano dal di dentro.
Ma trovo una differenza ancora più grande. Gli ebrei avevano dalla loro parte Mosè e Aronne, il potere civile e quello religioso e, se vengono a mancare, non si può fare nulla. Quando abbiamo avuto un politico o un vescovo che sia andato dal faraone a chiedere di lasciarci liberi di pregare e di vivere nella nostra identità, minacciando di fargli pagare le sue angherie? I nostri superiori politici e religiosi non sono mai andati in rotte col potere, che li pagava e legittimava, e hanno sempre fatto la predica, a noi che non ne avevamo bisogno.
Pertanto non mi sento di condannare la mia gente, se non ha tanta voglia d’Esodo, come gli ebrei. Loro hanno compiuto il grande passo perché avevano fame e pativano. Se avessero avuto la televisione, la moto e il frigorifero pieno, avrebbero mandato a quel paese anche Mosè. I friulani, in questo momento di abbondanza, pensano più mangiare e a ballare che non alle cose spirituali. Ma erano meglio gli ebrei, che appena Mosè si è distratto un attimo, hanno realizzato, in pieno deserto, la discoteca del “Vitello d’oro”? E a dirigere la musica con la bacchetta, era il prete Aronne. I nostri preti, ringraziando Iddio, non sono ancora arrivati a tanto.

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