venerdì 4 febbraio 2011

06 Benedetta!


06 Benedetta!


Luca ha voluto dare alla storia più grande del mondo una cornice colma di religiosità, di umanità, di solennità e anche di fantasia. Non solo ci presenta l’angelo, anzi l’arcangelo Gabriele, che entra in casa di Maria, ma ci narra anche ciò che si sono detti, comprese le obbiezioni e le risposte. Poi l’accettazione e il commiato.
Sarebbe da stupidi fermarsi alla parte ”materiale” del fatto e chiedersi com’era fatto, come faceva a parlare e lei come riusciva a comprenderlo e a rispondergli. Stiamo attenti invece a ciò che dice, che è più importante.
Gabriele è un angelo non solamente bello, ma anche complimentoso. Difatti poche ragazze hanno avuto la fortuna di sentirsi salutare e complimentare in maniera così bella. La saluta, le dice di non avere paura, la chiama”piena di grazia” e poi soggiunge a piena bocca, una parola straordinaria “Benedetta!”
Cosa pagherei, io prete, se i miei fedeli, parlando di me, dicessero: “Benedetto!” si può avere un titolo più grande nella vita?
“Benedetto!” è un titolo che ti colma il cuore di contentezza e gli occhi di luce. Ogni volta che lo sento è sempre la prima volta, perché non si può abituarsi a un saluto del genere. Soprattutto è un titolo che non si può dare così, in gran quantità. Va pesato, misurato, perché dà un indizio completo della persona. Una persona ”benedetta” è buona, umana, umile, disponibile e comprensiva. Si può andare a disturbare a qualunque ora e a lei si può dire qualsiasi cosa. È veramente un regalo splendido che Dio fa a una famiglia o a un paese o all’umanità.
Senza andare a cercare nella grande storia la lista delle persone”benedette”, sono sicuro che anche qui da noi ce ne sono di queste persone. Lo sostengo per una questione di principio e per esperienza personale.
Il giorno in cui scompare la semente dei benedetti è come quando si spegne un fuoco o la luce o le stelle non splendono più o la terra non genera più vita. È come quando una fontana si prosciuga. Perché i “benedetti” fanno luce, riscaldano il cuore, sono un punto di riferimento nella notte della vita, fanno germogliare il terreno della nostra anima e spengono la nostra arsura. Non possono sparire. Allo stesso modo non possono esistere a migliaia o a milioni. Altrimenti che complimento sarebbe?
Ma c’è gente “benedetta” in giro per il nostro Friuli. Basta andare a ricercarla. Naturalmente bisogna guardare bene e in basso, perché si tratta di gente discreta come le viole, che si nascondono fra gli sterpi.
Ognuna faccia questo giro spirituale e troverà madri e padri e nonni e figli e giovani e anziani che veramente sono “benedetti”. Gente che sacrifica la vita con un malato, per uno di casa buttato malamente. Gente che, dopo il lavoro, trova il tempo per aprire la porta della propria casa anche a chi è solo, persone che continuano a fare il proprio dovere nell’ospedale, nelle scuole, nelle fabbriche, nell’ ufficio, in campagna, nei paesi più remoti, anche se più di una volta sorge il dubbio di essere stupidi e di sentirsi derisi dai più “furbi”. Gente che nel “villaggio globale”, dove la carta d’identità è la banalità, continua a rimanere schietta, genuina, profonda, essenziale, misurata. Gente che lavora “in perdita”, per pura gratuità e fede. Persone che muoiono in credito e non in debito. Benedetti!

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