venerdì 4 febbraio 2011

08 Natale: poteva non venire a trovarci?


08 Natale: poteva non venire a trovarci?

Con questi miei ragionamenti, o vaneggiamenti, senza alcun ordine liturgico o logica, ma solo con l’intento di farmi luce col lume della Parola, sono giunto al mistero del Natale. Dei rapporti fra Dio e l’uomo, di un’offerta fatta e non accettata, di un estremo bisogno che Dio venga a portare la salvezza e di un istinto non meno forte di chiudere la porta.
Questa conflittualità la descrive molto bene il vangelo del Verbo, durante la messa Grande (Gv 1-18). Un contrasto fra luce e buio troppo netto per non pensare che sia forzato, come una tesi da dimostrare. La tesi di esaltare Dio e il suo amore, e questo non mi dispiace, e l’antitesi di incolpare l’uomo e la sua cattiveria cronica, e questo non lo accetto. Se l’uomo è sporco, cieco, ingrato, stupido, carogna, chi l’ha fatto così? Non poteva farlo meglio? I teologi dicono che l’uomo è libero. Ma se è libero solamente di continuare ad assassinarsi, che libertà ha? E questa libertà, è un regalo o una condanna?
Per questo non accetto più certe prediche natalizie riguardo a un Dio sfortunato che scende e trova tutto chiuso e certe invettive contro l’uomo che si serra col chiavistello, per non lasciare entrare Dio, la sua luce, la sua grazia. E quindi grandi pianti su Dio, povero, invece di piangere sull’uomo, ancora più povero.
Non si onora il padre e la madre parlando male del loro figlio, perché non è un onore per i genitori avere un figlio stupido e ubriacone o vagabondo. Casomai avranno il dubbio di aver fatto bene a concepirlo. Il male che c’è nel mondo non rappresenta il fallimento dell’uomo, o non solo il suo, ma innanzitutto il fallimento di Dio. Ricordiamocelo, prima di sparare scemenze a raffica.
Ho riflettuto molto su questo mistero del Natale e ho concluso che Dio non ha fatto proprio nulla di speciale venendo nel mondo. Ha semplicemente fatto ciò che ogni genitore assennato compie dinnanzi a un figlio che patisce e ha necessità.
Cristo ha trovato chiusa la porta della locanda. Ma quanta gente, anche e soprattutto al giorno d’oggi, trova tutte le porte sprangate? I suoi familiari non lo hanno accettato. Ma quanti genitori, dopo essersi lambiccati una vita intera, si trovano su una strada, senza un affetto, senza gratitudine, senza nulla? Cosa dire di quei genitori che addirittura rischiano di essere uccisi dai propri figli?
Per questo dico che Cristo, se è il padre, non ha compiuto nulla di straordinario, venendo a vedere di noi. Lo fa qualunque madre friulana, o italiana, anche se non frequenta la messa, nei confronti di un figlio malato, drogato, disordinato, solo. E non si reca a casa del figlio per ricevere complimenti, ma per portargli il conforto e l’aiuto della sua presenza. E quando aprendo la porta scorge tutto quel disordine, non inizia a inveire contro il proprio figlio ma si arma di scopa, straccio e acqua e inizia a pulire. Poi accende il fuoco, e prepara del cibo caldo e si siede accanto al figlio per servirlo. Perché è suo figlio, lo ha partorito lei e si sente in qualche modo responsabile delle sue pene.
Se Dio è buono, se il mondo è casa sua, non c’è nulla di cui meravigliarsi nel fatto che sia venuto a vivere con noi. Ci sarebbe stato da meravigliarsi che non l’avesse fatto.

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