venerdì 23 dicembre 2011

35 Una formica sull’altare


35 Una formica sull’altare


Negli anni lontani della nostra ingenua innocenza, ci insegnavano che più si era vicini all’altare e più si era partecipi del mistero e si aveva diritto a spartire i benefici. Per una sorta di radiazione sacramentale, che colpiva a causa della vicinanza, come fanno tutte le radiazioni. Difatti quelli che si trovavano in fondo alla chiesa ricevevano solo un po’ di benedizione e quelli che stavano fuori la chiesa, sul muretto, meritavano schiaffoni in volto. Ci portavano anche il paragone. Il pastore vuole bene a tutte le pecore e vede di loro con la stessa cura ma, se ha in tasca una manciata di sale, la spartisce fra le pecore che gli sono più vicine. Queste sarebbero le anime eucaristiche.
Naturalmente questo ragionamento non ha modificato il vizio dei friulani che, fra tutti i posti in chiesa, preferiscono infallibilmente quello più lontano all’altare e più vicino alla porta.
Tutto questo lo rimuginavo a messa, fra una distrazione e l’altra, guardando le mie pecore sparse fra i banchi e così poco golose delle radiazioni eucaristiche. Fino a che l’occhio non mi è caduto sull’altare, dove una formichina stava passeggiando fra la patena e il calice.
“Dio che fortunata questa bestiolina, più vicina di tutti noi al grande mistero e dunque la più esposta alle radiazioni amorose del Signore!”. Solo che la formica non dava alcun segno della fortuna che l’era capitata. Non stava ferma un attimo e nemmeno durante la consacrazione ha avuto il buon senso e il pudore di fermarsi ad adorare.
Già! Basta essere sull’altare o in chiesa per prendere la grazia del sacramento? Basta una presenza fisica per essere fra le anime privilegiate? Basta andare a messa ogni giorno o dire messa per essere contaminati dalla grazia? Basta avere una chiesa nel paese, magari fornita a puntino e con cose lussuose, per assicurarsi la presenza del Signore e la sua benedizione? Quelli che si recano sempre in chiesa sono più colmi di grazia di quelli che ci mettono piede solo per sbaglio o per un dovere?
Domande per nulla banali e risposte per nulla scontate.
Noi siamo un paese, un popolo a struttura cristiana, anche cattolica. La scansione del tempo e dell’anno, i proverbi, e la parlata, perfino il nostro bestemmiare ha, magari a rovescio, un riferimento specifico al mondo religioso. Che ha spadroneggiato fino all’altro giorno, con grande consolazione della classe clericale convinta che i numeri in crescita indicassero una crescita automatica della fede. E la massa di gente ci ha tanto entusiasmato che non abbiamo sospettato che questa stessa gente sarebbe scappata in un battito di ciglia con i primi soldi in tasca e con il primo assaggio di libertà.
Ovunque sembra che si abbia come un senso di nostalgia per le chiese stracolme, per le falangi degli iscritti all’Azione Cattolica, per l’identificazione del mondo con il mondo religioso sotto il comando del prete.
Solo che, guardando alla realtà di oggi, devo chiedermi se questo mondo è mai esistito,se veramente siamo stati colpiti dalle radiazioni della fede o se invece ci siamo trovati per caso in un contesto sacrale come la mia povera bestiolina nera sull’altare.
Il salmista guarda con invidia il nido della rondine sotto le tegole del tempio (Sal 84,4). Per la rondine avere il nido in chiesa può essere sufficiente. Per noi sarebbe troppo poco. Siamo a posto solo se meritiamo che il Signore faccia il nido nel nostro cuore.

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