lunedì 26 dicembre 2011

39 Ipocrisia


39 Ipocrisia

Non credo di aver nessun merito di sorta, se non ho fatto della sessualità uno i miei cavalli di battaglia pastorali. Non ne parlo forse mai, tanto meno in chiesa. Per rispetto del luogo santo, delle persone e della sessualità. E vedendo la deformazione educativa che ci hanno dato in seminario con la “bella virtù” (come se esistesse una virtù brutta), l’insistenza puntigliosa e maniaca di certo magistero, che batte sempre sull’argomento, come un martello sull’incudine, la tanta ipocrisia che questa insistenza settoriale ed esagerata ha creato sulla gente, sempre più mi convince a perseverare su questa mia scelta.
Cristo ha detto: “fortunati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt. 5,8) e la realtà con l’occhio chiaro e chiarificante di Dio. Noi cristiani, soprattutto noi cattolici, non abbiamo l’occhio limpido perché non abbiamo incentrato tutto su un cuore puro e abbiamo preferito la morale alla profondità del cuore, o moralismo del comportamento, delle misure, dai casi, con tutte le precisazioni anche quelle più inutili. Così abbiamo trasformato la pienezza della vita in un caos di pericoli e di scrupoli e Dio ci ha castigato facendoci perdere la libertà di giudizio, per colpa dei pregiudizi, sempre parziali e pericolosi.
Fino a che la Chiesa non giunge a una visione serena, armonica e liberante della sessualità dovrà rassegnarsi a collezionare brutte figure o a non essere compresa dalla gente più libera e sana.
Ma forse è meglio spiegarsi con qualche esempio concreto.
L’altra sera si stava guardando la televisione e a un certo punto si sono visti due che si lavavano completamente nudi. L’anziana signora mi ha detto . “Signor pievano, guardi lì! Deve venire la fine del mondo inevitabilmente!” Subito dopo si è visto un bandito uccidere tre uomini per rapinare una banca. Nessun commento, eppure lì ci si era avviati lungo la strada che porta alla fine del mondo.
Quando la domenica la gioventù del paese parte con la corriera alla volta della spiaggia di Lignano, tante fedeli cattoliche li guardano di traverso. E magari hanno guardato con una punta di orgoglio i propri figli che salivano cantando sul treno che li portava in guerra a uccidere o a morire. E infatti, quando in chiesa ho detto che la frase: “Facciamo l’amore, non la guerra” non era sporca e nemmeno contraria all’insegnamento del vangelo, hanno mugugnato: “Certo che il mondo va male, se anche i preti assecondano gli sporcaccioni e i vizi” e minacciavano di ricattarmi sul quartese.
Se scoprissero un prete intento a baciare una ragazza, urlerebbero tanto da demolire la chiesa. Quando ne hanno visto qualcuno dare pizzicotti ai bimbi al punto da farli sanguinare, hanno detto . “Povero prete , è carico di nervosismo!”.
La stessa cosa vale anche nei giudizi sul mondo civile. Se esce il pettegolezzo che uno è pazzerello o strambo nella sua vita sessuale, ti prende come una specie di ribrezzo e non gli dai la mano, sebbene siano fatti suoi. Cosa che non succede con uno che ti imbroglia rubandoti il portafoglio, che è tuo. Perché siamo sballati e non siamo liberi. Come se guardassimo la realtà con gli occhi strabici. Tutto ciò crea un senso di ribellione soprattutto fra i giovani, che hanno una visione più libera e giusta rispetto a noi, anche se non sempre completa.
Un pittore aveva dipinto per le monache un Cristo in croce. Essendo uno spirito bizzarro, lo dipinse a modo suo, quando lo consegnò, le suore scapparono come pazze gridando al sacrilegio. Il sacrilegio era che lo aveva dipinto nudo, senza uno straccio, non che appesa a quella croce infamante ci fosse inchiodato un uomo giusto e buono.



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