lunedì 26 dicembre 2011

38 Una comunione più grande della particola


38 Una comunione più grande della particola


Nel tempio di Gerusalemme i momenti più importanti della giornata erano quella dell’alba e del tramonto. E i sacerdoti li santificavano con i sacrifici, più mistico, della lode, o con quello, più crudo o cruento, dell’agnello. Povera bestiolina, condannata a pagare con la sua vita la gloria di Dio e la cattiveria degli uomini! Era forse giusto?
I cristiani si ritengono più fortunati perché invece del simbolo della mitezza sacrificano l’Agnello senza macchia. Ragionando attentamente, sarebbe da quel giorno che siamo passati di male in peggio. Preferisco non pensare alla crudezza di questo Sangue offerto al Padre per i peccati del mondo. Meglio prendere la messa come una grande preghiera di lode e una canzone d’amore di Cristo primizia della creazione e della redenzione. Come una madre che inizia la giornata cantando sulla culla del bambino che si sveglia e la sera canta sul suo addormentarsi.
Vista così, la messa è il momento fondamentale della giornata e la gente dovrebbe fare le corse per assicurarsi il primo posto, almeno come alla partita di calcio o al concerto di un cantante. Invece, gli uomini, e non solo quelli di Basagliapenta, sono tanto convinti del valore universale della lode di Cristo, che lo lasciano pigolare solitario, presi come sono da mille cose indispensabili, utili, inutili e dannose. Così la grande preghiera della mattina e della sera diventa sempre più disperante, con un prete adirato, con qualche bambino irrequieto, dove si ha la fortuna di averli, e un gruppetto di donne che dovrebbero essere la rappresentanza ufficiale della comunità e il suo parafulmine.
Con tutto ciò però ogni messa è messa grande perché il mistero non diviene grande per il numero dei partecipanti ma per il valore in sé, che è infinito.
Ma ritorniamo al gruppetto mattutino delle anime eucaristiche. Non penso che siano, insieme col pievano, le depositarie della lode fra un mare di gente dannata, come qualche volta forse sospetta il loro cuore.
Un giorno le mie fedelissime stavano facendo la lista di quelli che non vengono mai a messa. La lista era lunga e i commenti taglienti. Ce l’avevano soprattutto con i giovani che vanno a ballare e con le ragazze che non mettono piede in chiesa durante tutto l’anno. Una cosa sicuramente non delle migliori, ma nemmeno un delitto.
Ho spiegato loro, con delicatezza e schiettezza, che la lode a Dio è più amplia dell’altare, e allo stesso modo la comunione è più grande della particola, non può iniziare e terminare in chiesa, altrimenti sarebbe veramente un fallimento. Come Cristo prega per tutti, così tutti prendono parte alla sua lode ovunque li conduca la vita.
“I giovani, a quest’ora, non sono a ballare, ma al lavoro. Quella ragazza di cui parlavate ora, che non viene mai a messa, sono quindici anni che parte alle sette la mattina e versa i contributi perché io e voi possiamo ritirare la pensione. Saremmo obbligati ogni giorno a pregare per lei e per tutti quelli che in questo momento lavorano per noi. Come dovremmo pregare per tutti i comunisti e i bestemmiatori che hanno pagato per erigere chiese e canoniche dove, non solo non hanno mai messo piede, ma sono stati derisi oltre misura”.
Sono convinto di aver parlato giusto, allo stesso tempo sono certo di non averle convinte. “Io proseguo con la mia certezza e lui dica ciò che vuole. Mia madre diceva che laddove non entra il Signore, entra il diavolo. E una ragazza che non va a messa, se io fossi un ragazzo, non la toccherei nemmeno con la forca del letame “.
È grande il mistero della fede!

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